Lo Spirito di Assisi e il frutto del dialogo…
«Il frutto del dialogo è l’unione tra gli uomini e l’unione degli uomini con Dio, che è fonte e rivelazione di tutta la verità e il cui Spirito guida gli uomini alla libertà solo quando questi si fanno incontro l’uno all’altro in tutta onestà e amore. Attraverso il dialogo facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi; poiché mentre ci apriamo l’un l’altro nel dialogo, ci apriamo anche a Dio. Dovremmo usare i mezzi legittimi della umana benevolenza, della comprensione reciproca e della persuasione interiore. Dovremmo rispettare i diritti personali e civili dell’individuo.
Come seguaci di diverse religioni dovremmo unirci insieme nella promozione e nella difesa degli ideali comuni nei campi della libertà religiosa, della fraternità umana, dell’educazione, della cultura, del benessere sociale e dell’ordine civile. Il dialogo e la collaborazione sono possibili in tutti questi grandi progetti […].In questo modo Dio sarà onorato e la famiglia umana sperimenterà sempre più pienamente la sua unicità e il suo comune destino. I popoli sentiranno l’urgenza di una solidarietà globale di fronte alle enormi sfide che l’umanità deve affrontare. La saggezza e la forza che provengono dall’impegno religioso umanizzeranno ulteriormente il cammino dell’uomo attraverso la storia» (Giovanni Paolo II, Discorso ai rappresentanti delle varie religioni dell’India [Madras, 5 febbraio 1986], nn. 5-6: Insegnamenti IX [1986] 319-324).
Questo discorso di Giovanni Paolo II tenuto nel suo viaggio apostolico in India ben sintetizza il significato dello “Spirito di Assisi”; fu presentato circa sette mesi prima dell’incontro ad Assisi con i rappresentanti delle Chiese cristiane e comunità ecclesiali e delle religioni mondiali nella Piazza inferiore della Basilica di S. Francesco d’Assisi il 27 ottobre 1986.
La fede in una realtà interiore dell’uomo che trascende il materiale e il biologico, la fede nell’essere supremo che spiega, giustifica e rende possibile l’elevazione dell’uomo al di sopra di tutti gli aspetti del suo essere materiale: tutte queste convinzioni sono profondamente sentite non solo in India, ma nel cuore di ogni persona di buona volontà che si apre alla grazia di Dio e del Trascendente. Nel viaggio di Giovanni Paolo II ad Assisi abbiamo la conferma della volontà della Chiesa di riconoscere le verità che sono contenute nelle tradizioni religiose più diverse. Tale riconoscimento rende possibile il vero dialogo. L’approccio della Chiesa ad altre religioni è fatto di autentico rispetto; con esse cerca reciproca collaborazione. Questo rispetto è duplice: rispetto per l’uomo nella sua ricerca di risposte alle domande più profonde della sua vita, e rispetto per l’azione dello Spirito nell’uomo.
Quale atteggiamento intimo della mente e del cuore, la spiritualità comporta un’esaltazione dell’uomo interiore e produce una intima trasformazione dell’essere. Lo aveva ben capito il Poverello che non provò a cambiare gli altri bensì se stesso. L’accento sulla natura spirituale dell’uomo è un accento posto sulla sublime dignità di ogni persona umana. La spiritualità insegna che nel cuore di tutte le apparenze esteriori c’è quell’intima essenza che in tanti modi è legata all’infinito. Questa spiritualità dell’interiorità che è tanto predominante nella tradizione religiosa indiana quanto nel cristianesimo, ha il suo complemento e adempimento nella vita esteriore dell’uomo. Alla luce dello “Spirito di Assisi” possiamo affermare, senza sbagliare, che c’è un’autentica esperienza di Dio lì dove avviene la trasformazione interiore dell’uomo. Dunque, religione è, come affermava Gandhi, «quella che cambia la vera natura di ciascuno, quella che lega indissolubilmente alla verità interiore e che sempre purifica. È l’elemento permanente della natura umana, che non richiede uno sforzo troppo grande per trovare una piena espressione e che lascia l’anima completamente insoddisfatta fino a che non ha trovato se stessa, conosciuto il suo Creatore e apprezzato la vera corrispondenza tra il Creatore ed essa stessa» (Gandhi, Tutti gli uomini sono fratelli, Ahmadabad 1960, p. 74).
p. Edoardo Scognamiglio, Ofm Conv.
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