PROSPETTIVE PER L’ECUMENISMO E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO
Promossa dall’ Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso (UNEDI), in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (PCPUC), e il Pontificio Consiglio del Dialogo Interreligioso (PCDI), dal 17 al 19 settembre ha avuto luogo una tre giorni, intervallata da momenti di preghiera e di spiritualità. La prima tappa si è svolta a Roma presso l’auditorium del Centro Congressi di TV 2000. La finalità dell’incontro nazionale è stata la programmazione dell’anno 2021/22 per realizzare la pastorale dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso con una strategia di rete, partecipando alla sinodalità della chiesa con il coinvolgimento delle realtà locali, come sottolineato dal direttore dell’ Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso (UNEDI) don Giuliano Savina, moderatore dei lavori. Destinatari dell’incontro sono stati i Vescovi delegati regionali dell’ecumenismo, gli Incaricati regionali per l’ecumenismo, I Referenti regionali per l’ebraismo, I’Islam e le religioni darmiche, i Referenti nazionali delle realtà ecclesiali (Gruppi, Associazioni, Movimenti, Società di vita apostolica, Istituti religiosi, Circoli culturali, Federazioni), e i Referenti nazionali Giovani dei Gruppi, Associazioni e Movimenti. Il programma della tre giorni ha avuto lo scopo di rilanciare l’azione pastorale del dialogo ecumenico e interreligioso delle diocesi italiane che trova nell’Èquipe regionali un luogo strategico di servizio e di accompagnamento. L’incontro è stato anche l’occasione ufficiale ed autorevole per la presentazione e l’avvio dell’Osservatorio Permanente che ha sede presso l’UNEDI.
I lavori sono stati introdotti nella mattinata del giorno 17 dal saluto di S. Em.za il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e da S. Ecc. Mons. Stefano Russo, Segretario Generale della CEI. L’incontro è proseguito con il video messaggio di S. Em.za Card. Kurt Koch Presidente del Pontificio Consiglio pel dialogo Interreligioso (PCDI), la relazione di S. Ecc. Mons. Brian Farrell, Segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (PCPUC) che ha illustrato il Vademecum ecumenico. Il Vescovo e l’unità dei cristiani edito dal PCPUC. Il testo – ha affermato Mons. Farrell – costituisce “Una bussola” per aiutare i vescovi nel cammino ecumenico e per incoraggiarli a proseguire con decisione questa strada, che è di tutta la Chiesa cattolica, verso “la piena comunione”. Il Documento segna il 60.mo anniversario dall’istituzione del Dicastero per volere di san Giovanni XXIII, nel 1960. Il documento si fonda particolarmente – ha sottolineato il relatore – sul Decreto Unitatis redintegratio del Concilio Ecumenico Vaticano II, l’Enciclica di san Giovanni Paolo II Ut unum sint, di cui ricorrono i 25 anni dalla pubblicazione, i documenti del PCPUC: il Direttorio ecumenico e La dimensione ecumenica nella formazione di chi si dedica al ministero pastorale. Il testo costituisce una guida – ha commentato il relatore – per il ministero pastorale episcopale di facile consultazione, arricchita peraltro anche di “raccomandazioni pratiche”. Il Documento intende far risaltare che l’impegno ecumenico del vescovo non è “una dimensione opzionale del suo ministero” ma “un dovere”, come richiamato in più occasioni da Papa Francesco che ha approvato il Vademecum , perché “il servizio dell’unità è un aspetto essenziale della missione del Vescovo”. Il Vademecum intende servire – ha continuato Mons. Farrell – da “incoraggiamento e guida” all’esercizio delle responsabilità ecumeniche dei vescovi. Il documento declina l’ecumenismo spirituale, della carità, della verità e della vita. Nel testo si ribadisce che i vescovi “sono i primi responsabili dell’unità dei cristiani”; hanno il dovere di nominare un “un delegato diocesano”, chierico, religioso o laico che coordini le attività con i rappresentanti di altre Chiese. Le conferenze episcopali dovrebbero assicurarsi – ha sottolineato il relatore – una Commissione episcopale o almeno un delegato che mantenga presente questa “priorità della missione della Chiesa”. I vescovi sono poi chiamati, secondo il Vademecum, a costruire nella loro comunità locale un atteggiamento fraterno nei confronti delle altre confessioni cristiane, facendo sempre il primo passo per la fraternità e l’amicizia ecumenica. E’ di loro competenza – ha commentato Mons. Farrell – curare la formazione ecumenica di seminaristi e accademici cristiani, dando “l’esempio della collaborazione” interconfessionale. L’uso delle chiese, la lotta alla povertà, l’esercizio della carità – si suggerisce concretamente nel testo – possono essere occasione di scambi fraterni e di condivisione tra le diverse comunità ecclesiali. Il Vademecum è quindi utile per favorire “una conversione ecumenica” dei vescovi e di tutti i discepoli di Cristo, esplorando il dialogo come modalità di evangelizzazione, in quanto tutti i battezzati hanno bisogno di “una formazione al dialogo”. Con questo documento – ha commentato Mons. Farrell – non è più tollerabile la mancanza di conoscenza dell’Oriente cristiano. Le Chiese Orientali “hanno un compito speciale in questo campo perché procurano di custodire il loro patrimonio rituale comune a quello delle sorelle Chiese ortodosse”. E’ previsto, infatti, che “in ciascuna Chiesa sui iuris vi sia una commissione di esperti in ecumenismo, e in ogni eparchia un consiglio per la promozione del movimento ecumenico”. Il Vademecum dunque rappresenta un prezioso aiuto per il cammino che le Chiese d’Oriente e d’Occidente devono svolgere insieme nella ricerca dell’unità.
Con un video messaggio il Presidente del PCDI S. Em.za Card. Miguel Angel Ayuso Guixot si è soffermato sul documento La solidarietà interreligiosa al servizio di un mondo sofferente. Un appello alla riflessione e all’azione dei cristiani durante la pandemia di COVID-19 e oltre, pubblicato congiuntamente dal WCC (Consiglio mondiale delle Chiese) e il PCDI il 27 agosto 2020. Esso costituisce – ha evidenziato il Card. Ayuso Guixot – un passo in avanti nel dialogo fra Chiese cristiane, proiettandole in un cammino di servizio al mondo da percorrere insieme a “coloro che professano e praticano religioni diverse dalla nostra, o che si riconoscono non appartenenti a nessuna confessione religiosa”. Questa intenzione spiega il coinvolgimento del PCDI. Il testo offre una elaborazione in chiave interreligiosa della nozione di solidarietà, sviluppata nel contesto della pandemia ma con una portata più ampia. Si colloca in un filone di grande attualità, al cui interno rientrano anche il Documento sulla fratellanza umana (2019), e l’enciclica Fratelli tutti. La riflessione del documento si apre con questa domanda “Chi siamo chiamati ad amare?” che trova un immediato riscontro nella parabola del samaritano (cf. Lc 10,25-37), una meditazione valida – ha sottolineato il Presidente del PCDI – per l’umanità di ogni epoca e di ogni religione sulla portata dei concetti di comunità, servizio e responsabilità. La parabola, infatti, spinge a superare confini etnici e religiosi dati per scontati all’epoca di Gesù e, sovente, anche nella nostra, e apre la prospettiva di una solidarietà universale basata sulla cura dei più vulnerabili. La parabola è pure un invito ad accogliere il contributo di generosità che può provenirci dall’“altro”, da chi è portatore di una diversità culturale o religiosa. Il documento intero – ha sottolineato il Presidente del PCDI – si muove lungo questa duplice prospettiva di allargamento delle frontiere della responsabilità e della solidarietà, per riflettere sulla necessità di trascendere i confini della nostra solidarietà e del nostro servizio verso coloro che soffrono. La parabola è anche un invito a superare i preconcetti negativi eventualmente presenti e a riconoscere con umiltà e gratitudine che l’“altro” (nella fattispecie il Samaritano) può indicarci il vero significato del servizio e della solidarietà. La riflessione – ha commentato il Card. Guixot – si situa nel contesto odierno e deve quindi fare i conti con gli effetti, soprattutto sociali, della pandemia, in quanto, per un verso, mette a nudo la vulnerabilità di ogni persona, indipendentemente da nazionalità e classe sociale, per un altro, le conseguenze più gravi ricadono sui Paesi poveri e sulle fasce deboli della società. La pandemia aumenta il divario tra ricchi e poveri ed evidenzia i rischi connessi agli squilibri ecosistemici, apparendo così “come un presagio di future crisi legate ai cambiamenti climatici e alla distruzione della biodiversità”. A questa crisi il documento – puntualizza il Presidente del PCDI – contrappone la speranza, che è capace di trasfigurare il presente e rende possibile immaginare il futuro. Riconosciuta come virtù dalla tradizione cristiana, la speranza è “un elemento imprescindibile di ogni religione” e si lega alla ricerca di valori etici e spirituali condivisi da tutta l’umanità. In questa prospettiva, le religioni possono dare un contributo per ispirare un ordine globale rinnovato, nel quale l’interdipendenza sia vissuta nei termini della solidarietà. Quali sono le basi teologiche cristiane della solidarietà interreligiosa? Il testo le individua nella dignità di ogni essere umano, fondata sul riconoscimento che siamo tutti creature di Dio Padre, nella sequela di Gesù Cristo, in cui la compassione, nel senso etimologico di condivisione del dolore, assume valore redentivo, nella presenza di Cristo nell’umanità sofferente, secondo il discorso escatologico di Matteo 25, nell’interconnessione tra i cristiani mediante l’azione dello Spirito Santo, che suscita e sostiene l’impegno per il mondo. Discendono da questa base i principi che costituiscono le “linee guida nell’opera di servizio al prossimo in un mondo sofferente, insieme a tutte le persone di fede e di buona volontà”: umiltà e vulnerabilità, rispetto, comunità, compassione e bene comune, dialogo e comprensione reciproca, pentimento e rinnovamento, gratitudine e generosità, amore. Il testo si chiude consegnando alle chiese una serie di raccomandazioni per attuare la solidarietà interreligiosa, coniugando l’advocacy, la cura della spiritualità, la formazione e lo sviluppo di progetti interreligiosi di solidarietà. La solidarietà interreligiosa, perno concettuale dell’intero documento, si pone all’incrocio – ha concluso il Presidente del PCDI – tra l’asse ecumenico, poiché riguarda il legame tra i cristiani, e quello interreligioso per identificare una base interreligiosa della solidarietà umana. Mons. Indinil Janakaratne Kodithuwakku Kankanamalage, Segretario del PCDI, ha illustrato l’Appello firmato congiuntamente dal PCID e il WCC . Le riflessioni della prima mattinata sono state intervallate dall’esecuzione di brani musicali: un tradizionale sardo Deus ti salvet Maria (Micol Pisanu soprano), di J. S. Bach Zerflesse, mein Herze per flauto e soprano di tradizione luterana (Elena Foà, flauto e Micol Pisanu, soprano), un tradizionale turco, Sordume sari cicege, per canto e pianoforte di tradizione musulmana (Hatice Aydogan soprano), Ch. Osborne, Samachti b’omrim li, Salmo 121 per soprano di tradizione ebraica (gruppo vocale e pianoforte, Elena Foà soprano); all’organo Alberto Odone. Successivamente i Vescovi delegati delle Conferenze episcopali regionali hanno dialogato con i Segretari del PCPUC e PCDI; i Referenti regionali per l’ebraismo, l’islam e le religioni darmiche si sono incontrati con gli Officiali del PCPUC e PCDI, illustrando quanto viene realizzato a livello regionale, quali sono le difficoltà che si incontrano e quali sono le prospettive per il futuro. Di pomeriggio c’è stato il trasferimento in una in una location, Assisi, particolarmente suggestiva, evocatrice del messaggio di pace e riconciliazione di San Francesco. Durante la serata don Tonio dell’Olio ha illustrato la storia e gli eventi più significati de La Cittadella della Pro civitate Christiana, sede dell’incontro promosso dall’UNEDI. In videoconferenza Odair Pedroso Mateus Pedroso, Direttore del WCC per Fede e Costituzione e capodelegazione del WCC per il Gruppo che d’intesa con il PCPUC prepara la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ha illustrato l’XI Assemblea Mondiale delle Chiese che si terrà dal 31 agosto all’8 settembre 2022 a Karlsruhe (Germania), sul tema E’ l’amore di Cristo a muovere il mondo alla riconciliazione e all’unità.
La seconda giornata è stata inaugurata con la preghiera delle Lodi presso Santa Maria Maggiore (santuario della spogliazione) a cui ha fatto seguito la visita del sito della Spogliazione presso il Vescovado di Assisi con la meditazione di S. Ecc. Mons. Domenico Sorrentino su Spogliazione figliolanza: l’ecumenismo fraterno. I lavori della giornata si sono aperti – presso La Cittadella – con l’introduzione di S. Ecc. Mons. Stefano Russo Segretario Generale della CEI. Maurizio Ambrosini, sociologo dell’Università Statale di Milano, ha presentato il progetto avviato dall’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo di “un Osservatorio permanente” sulla presenza di chiese e comunità di altre confessioni cristiane e di altre religioni presenti nel nostro territorio, realizzando una “mappatura sul pluralismo religioso in Italia”, mediante il coinvolgimento dei soggetti impegnati nel dialogo ecumenico e interreligioso a livello locale. Questa costituisce – ha puntualizzato il relatore – un’iniziativa inedita per modalità e realizzazione, rivolta a cristiani, ebrei, musulmani ed ai seguaci delle “religioni dharmiche”, come il buddhismo, l’induismo e il sikhismo. La panoramica pluriconfessionale e plurireligiosa della geografia del territorio italiano – ha spiegato il prof. Ambrosini – è sempre più diversificata, complessa e in continuo divenire, per cui diventa sempre più urgente la necessità di dotarsi di uno strumento che permetta di seguire e accompagnare, anche a livello locale e diocesano, l’evoluzione, anche a partire dai processi migratori dall’est europeo, dal sud del mondo e dall’estremo Oriente. Si tratta di uno strumento – presentato tecnicamente dal prof. Samuele Davide Molli, sociologo dell’Università di Milano – per capire quali sono le comunità e i luoghi di culto presenti su un territorio, da chi sono frequentati e guidati, quali attività svolgono. Non si tratta però solo di una raccolta di dati utili per fotografare la situazione ma di una iniziativa – ha sottolineato invece Ambrosini – che possa sostenere le diocesi a intuire possibili percorsi di incontro e dialogo. Insomma, un aiuto per “aprire porte e costruire ponti”. La ricerca si svolgerà nella più totale garanzia di sicurezza e privacy e con il coinvolgimento della rete degli uffici e dei delegati diocesani per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso. “I delegati incaricati di redigere la scheda – ha assicurato Ambrosini – non saranno dei semplici rilevatori di dati a fini statistici ma, lavorando alla raccolta delle informazioni richieste, avranno modo di sviluppare una conoscenza puntuale e un dialogo con le presenze religiose non cattoliche del territorio”. L’iniziativa ha suscitato in sala un vivace dibattito e confronto, poiché sono state espresse perplessità circa l’opportunità di tale indagine. Don Giuliano Savina – da parte sua – ha più volte ribadito che l’Osservatorio vuole essere “un dono che viene consegnato alle diocesi”, affinché, nella loro missione, siano aiutate a diventare sempre più consapevoli della presenza di fedeli di altre chiese e religioni. Egli ha spiegato che la complessità del panorama religioso chiede anche alle diocesi di aprirsi all’altro “senza improvvisazione” e in maniera “competente”. L’Osservatorio nasce proprio come strumento per “passare dall’approssimazione alla consapevolezza”. Lucio Vinetti, metodologo, professore a contratto dell’Università Cattolica di Milano ha illustrato la finalità delle Equipe regionali per l’ecumenismo e il dialogo. I lavori pomeridiani si sono aperti con la relazione del prof. Riccardo Burigana (storico ecumenico, direttore del Centro Studi per l’ecumenismo) sul tema Memoria, fonte preziosa per il domani. Il cammino ecumenico della Chiesa Cattolica in Italia. Egli ha illustrato le tappe principali, a partire dal 1966, del percorso ecumenico italiano. La riflessione teologica si è svolta con un intervento a due voci. Il teologo Giulio Osto della Facoltà del Triveneto ha illustrato il fondamento teologico dell’Osservatorio permanente UNEDI, partendo dalla storia della salvezza e rivisitando alcuni documenti del Concilio Vaticano II e del Magistero postconciliare, facendo risaltare la dimensione pneumatologica del cammino ecclesiale attuale. La teologa Giuseppina De Simone della Facoltà teologica di Napoli, sezione San Luigi, ha illustrato il significato ecclesiologico della sinodalità e il progetto interculturale della teologia del Mediterraneo. La sezione San Tommaso d’Aquino della Facoltà teologica di Napoli, in effetti, già da vari anni offre un percorso teologico di formazione alla dimensione ecumenica e interreligiosa. Entrambi i teologi hanno osservato che l’Osservatorio permanente intende essere “una esperienza di conoscenza e di incontro nello stile di una Chiesa dialogica”, occasione per “scoprire il dono di essere cristiani cattolici insieme con cristiani di altre confessioni e persone di altre religioni”, di riscoprire “il tratto mediterraneo della Chiesa italiana, non come un problema ma come una risorsa”. A Rivotorto c’è stata la celebrazione eucaristica presieduta da S. Ecc.za Mons. Stefano Russo a cui ha fatto seguito la visita del sito e la meditazione Povertà e beatitudine: l’ecumenismo umile, tenuta da P. Timothy Verdon. L’ultima giornata dell’incontro promosso dall’UNEDI ha avuto inizio con la preghiera della Lodi presso la Basilica superore di San Francesco d’Assisi, a cui ha fatto seguito la visita del sito e la meditazione Il cristiano come icona: ecumenismo come visibilità del Dio umanato di padre Timothy Verdon. I lavori si sono aperti con l’introduzione don Giuliano Savina, che ha fatto il punto della situazione e ha illustrato le prospettive per il futuro. La prof. Barbara Ghiringhelli, antropologa dell’Università IULM ha illustrato il supporto tecnico al Progetto Percorsi 2021-2022 per Delegati diocesani e Referenti di Area regionali e diocesani. Don Savina ha poi tenuto un incontro per i Referenti nazionali per l’ecumenismo e il dialogo delle diverse aree ecclesiastiche (Gruppi, Associazioni, Movimenti, Istituti religiosi, Federazioni e altro).
L’incontro promosso dall’UNEDI ha offerto utili informazioni ai responsabili regionali dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, declinate in senso tecnico, sociologico, antropologico, ma anche teologico, per poter usufruire con maggiore consapevolezza del prezioso strumento dell’Osservatorio nazionale, che costituisce un valido supporto tecnico anche per l’attività ecumenica e interreligiosa a livello locale. La tre giorni ha favorito anche la conoscenza dei responsabili delle varie aree, in vista di un costante confronto telematico e la condivisione di esperienze. Tutto ciò contribuisce alla realizzazione della sinodalità ecclesiale anche nella sua imprenscindibile dimensione ecumenica e interreligiosa.
di Lucia Antinucci
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