6 dicembre 2020. Nel salone dell’episcopio di Genova si tiene un confronto sul tema della pandemia. Al dibattito, che per motivi legati all’emergenza sanitaria viene seguito in diretta streaming, intervengono mons. Marco Tasca, arcivescovo di Genova; Giuseppe Momigliano, rabbino capo della comunità ebraica di Genova; Alfredo Maiolese, imam della comunità musulmana di Genova; don Andrea Villafiorita, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, e don Paolo Fontana, presidente della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso.
11-18 dicembre 2020. Festa di Chanukkah, conosciuta anche con il nome di Festa delle luci o Festa dei lumi. In ebraico la parola chanukkah significa «inaugurazione» o «dedica»: infatti la festa commemora la consacrazione di un nuovo altare nel Tempio di Gerusalemme a seguito della conquistata libertà dagli Elleni, il cui regno in Eretz Israel nel II secolo a.C. aveva tentato di distogliere gli ebrei dalla Torah e in particolare da alcuni precetti come lo Shabbat (riposo sabbatico) ed il Brit Milah (circoncisione). Gli assiro-ellenici ritenevano di poter cancellare la specificità giudaica proibendo la pratica della Legge, ma solo una minoranza di ebrei venne religiosamente “corrotta”: secondo Zc 4,6 una rivolta armata guidata da un anziano sacerdote dell’antica famiglia degli Asmonei, Mattatia, permise «la vittoria dello spirito sulla forza brutale che minacciava Israele nella sua vita religiosa e spirituale». La festività dura 8 giorni e la prima sera, chiamata Erev Chanukkah, inizia al tramonto del 24 del mese di kislev (dicembre). Secondo il procedere del calendario ebraico, quindi, il primo giorno della festa cade il 25 di kislev. È l’unica festività religiosa ebraica che si svolge a cavallo di due mesi: inizia a kislev e finisce in tevet. È, assieme a Purim, la seconda delle feste stabilite per decreto rabbinico, ovvero delle feste “stabilite” dopo il dono della Torah.
10 dicembre 2020. L’arcivescovo di Buenos Aires e primate d’Argentina, card. Mario Aurelio Poli, ha convocato e presieduto ieri un incontro interreligioso di preghiera per la vita, nella sede arcivescovile. Tra i partecipanti, oltre a mons. Carlos Humberto Malfa, vescovo di Chascomús e segretario generale della Conferenza episcopale argentina (Cea), i rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli, della Chiesa siro ortodossa di Antiochia, della comunità ebraica (tra cui il rabbino Fernando Szelajen, membro della Pontificia Accademia per la vita), della comunità islamica, delle Chiese riformate (Alleanza delle Chiese evangeliche, Consiglio dei pastori, evangelici metodisti, evangelici battisti). Il card. Poli ha aperto questo spazio di testimonianza e di preghiera, mentre ciascuno dei presenti ha espresso il proprio sostegno a favore della vita pregando secondo la propria tradizione per questa intenzione. “Questa mattina, ancora una volta – ha detto il porporato -, la vita nascente ci ha convocati. Siamo uniti da una radice comune, la fede di nostro padre, il patriarca Abramo, nell’unico vero Dio, Colui che ha chiamato all’esistenza tutti gli esseri, è Lui che ci preserva nella vita e ci dà respiro; è Lui che giudicherà le nostre opere la sera della vita e la sua giustizia sarà preceduta dalla sua misericordia”. Tutti i presenti hanno espresso la preoccupazione di essere ascoltati da coloro che hanno la responsabilità di legiferare e contrarietà a qualsiasi legge che approvi la morte di un essere umano, esortando a prendersi cura della vita dal concepimento alla morte naturale.
12 dicembre 2020. Leader cristiani e di altre fedi religiose si sono riuniti nella Cattedrale di San Patrizio, a Karachi, per celebrare il periodo natalizio e lanciare un messaggio di unità e di pace nel Paese. A presiedere la cerimonia il cardinale Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi. “Non dovremmo riunirci solo per festeggiare – ha spiegato il porporato -, ma dovremmo essere una cosa sola nei momenti difficili di ciascuno. Lo siamo stati qualche anno fa quando la comunità ismailita fu presa di mira per la sua fede”, facendo riferimento all’attacco terroristico dello Stato islamico del 2015 che causò la morte di 45 persone. “Quell’evento – ha affermato – divenne fonte di unità per tutti noi in un momento di diffuso terrorismo e disordini a Karachi”. È, dunque, necessario per un vero cambiamento – ha sottolineato il cardinale Coutts – che il messaggio di pace e di armonia venga diffuso a tutti i livelli. Mangla Sharma, un legislatore indù – si legge su UCA News -, ha ringraziato la comunità cristiana per gli sforzi fatti per promuovere l’armonia interreligiosa e il dialogo tra persone appartenenti a confessioni religiose diverse. “Dovremmo sostenere e organizzare iniziative che possano essere strumentali alla nostra lotta per l’uguaglianza dei diritti delle minoranze”, ha aggiunto Sharma. Padre Saleh Diego, direttore della Commissione Nazionale per la Giustizia e la Pace, ha ribadito l’importanza dell’unità interconfessionale. “Tutti noi, non solo i cristiani, dobbiamo unirci – ha precisato – e stare insieme agli indù e ai sikh per la causa della pace e della giustizia. Nostro Signore è il Signore della giustizia e tutto è possibile se siamo uniti e restiamo uniti”. Anche il pastore Suleman Manzoor, presidente di Rapha Mission International, ha ringraziato il cardinale Coutts e gli organizzatori dell’evento, e ha invitato i musulmani, gli indù, i sikh, i parsi e altre comunità ad un raduno di pace natalizio il 20 dicembre. Il raduno si terrà prima al Cimitero Cristiano e terminerà al Karachi Press Club.
15 dicembre 2020. Incontro interreligioso del gruppo ‘Spirito di Assisi’ che fa parte del Centro studi francescani per il dialogo interreligioso e le culture. Il tema dell’incontro è stato: ‘Verso un’ecologia integrale: salute delle piante e responsabilità dell’uomo’. Hanno partecipato all’incontro, trasmessa in diretta streaming sulla pagina ‘Centro studi francescani’, il teologo don Edoardo Scognamiglio direttore del Centro studi, Amedeo Imbimbo presidente nazionale della Comunità buddhista Sangha Rimé, Maria Francesca Villani dell’Istituto buddhista Soka Gakkai, il Rev. Li Xuanzong prefetto generale dei taoisti d’Italia, Bezhad Mirzaagha, Caterina Cirma, Angela Furcas e Silvio Cossa di fede Baha’i, Jayprakash Paranjothy e la sorella Narmada, induisti del tempio Tamil di Napoli, Maurizio Di Veroli della Comunità ebraica di Roma, ideatore e coordinatore del gruppo ‘Progetto Davka’, Lucia Antinucci coordinatrice del gruppo ‘Spirito di Assisi’. Don E. Scognamiglio ha osservato che occorre riscoprire la fraternità con tutto il creato ed è necessario prendersi cura della salute delle piante. Il nostro benessere dipende dal nostro rapporto con l’ambiente, come sottolineato nell’enciclica Laudato sì. Don Scognamiglio ha sviluppato delle riflessioni bibliche rifacendosi ad un documento della Pontificia commissione biblica, in cui si sottolinea che l’Adam è un tutt’uno con la terra, poiché da essa è tratto ed è posto nel giardino dell’Eden, che indica la bellezza, la fertilità, l’utilità per l’uomo che coltiva la terra e trae da essa il suo nutrimento. Il rapporto dell’adam con l’Eden è vitale. Per la Bibbia l’uomo ha un rapporto simbiotico con l’ambiente, per cui è necessario operare una conversione ecologica. L. Antinucci ha sviluppato la sua riflessione partendo dall’enciclica di Papa Francesco Laudato si’ (2015), i numeri 32 e 33 che evidenziano come le “diverse specie contengono geni che possono essere risorse-chiave per rispondere in futuro a qualche necessità umana o per risolvere qualche problema ambientale”, non dimenticando però che hanno valore in sé stesse: “Per causa nostra, migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio. Non ne abbiamo il diritto”. L. Antinucci ha poi fatto degli accenni ai riferimenti nella Bibbia riguardo alle piante, che secondo gli studiosi Il numero delle specie di piante citate sono 95 (secondo la maggior parte degli Studiosi), oppure 200, oppure soltanto 110 di cui 83 nel Primo testamento, 6 nel Secondo testamento (quelle coltivate diffusamente) e 23 in entrambi. Sono spesso citati i cereali e i testi biblici si riferiscono talvolta ad un solo cereale, più spesso ad un gruppo di essi (cf ad esempio Es 9,25-31). Nel Primo Testamento sono menzionate anche le erbe aromatiche, come ad esempio in Ct 4,12-14. Tra le piante menzionate nel Secondo Testamento sono da ricordare la senape (cf. Lc 13,18-19), la mirra ed aloe (cf. Gv 19,39; Mc 15,23), il giglio bianco (cf. Lc 12,27), il carrubo (cf. Lc 15,16). A. Imbimbo ha sviluppato la sua riflessione partendo da una preghiera del Dalai Lama sul principio dell’albero dell’interdipendenza. Occorre porre rimedio alla catastrofe incombente – ha sottolineato – con la compassione come responsabilità universale, riscoprendo la cura e l’affetto per la terra, la nostra madre universale, promuovendo l’etica ecologista. M. F. Villani ha evidenziato che la desertificazione dell’ambiente naturale è la manifestazione della desertificazione della realtà spirituale, che può essere superata con la compassione e la saggezza. La pandemia ci ha costretti a riscoprire la nostra interdipendenza con l’ambiente naturale. Il Rev. Li Xuanzong ha messo in risalto che per il taoismo la natura è un insieme di parti di un organismo vivente interdipendenti tra loro, in base al principio del biocentrismo (l’antropocentrismo ha portato alla distruzione della natura). L’uomo ha il dovere etico di proteggere gli altri esseri viventi. Le piante hanno consapevolezza di sé, del mondo che le circonda, fanno scelte, provano emozioni, e comunicano un messaggio sapienziale. Le piante vanno trattate con rispetto ed onore – ha rimarcato – perché sono sacre. Anche per l’induismo, come evidenziato da Narmada, tutta la natura è sacra, per cui non va sfruttata, ma bisogna rispettare anche le specie vegetali che sono fonte di sostentamento per l’uomo. Lo stile vegetariano, che è libero per l’induismo, è la scelta della non violenza assoluta. C. Cirma ha sottolineato che per la fede Baha’i è necessario l’approccio ecosostenibile, che richiede la responsabilità, e si declina con il principio della giustizia economica, della parità tra l’uomo e la donna, dell’educazione all’interdipendenza umana. A. Furcas anche ha sottolineato il legame inscindibile tra uomo e natura, secondo gli scritti Baha’ì, per cui c’è comunicazione con le piante, riportando vari episodi personali di rapporto mistico con le piante. M. Di Veroli ha sottolineato che nella Torah c’è l’insegnamento sulla salvaguardia della natura. Le lettere che compongono il Nome del Signore hanno lo stesso valore numerico della parola natura, per cui essa fa parte dell’essenza divina. Il primo uomo è stato messo in un giardino ed era vegetariano fino al diluvio di Noè. Nelle Scritture l’uomo stesso è paragonato a un albero (cf. Salmo 1). Lo shabbat è finalizzato all’attenzione per tutto il creato, come pure l’anno sabbatico. Di Veroli ha evidenziato il rapporto con la natura della festa di Hanukkah, festa delle luci, con l’accensione della Hanukkia (candelabro a 9 bracci) che ha la forma di un albero con i fiori che contengono i lumi. Egli ha concluso il suo intervento con un canto della tradizione sefardita in lingua spagnola per la festa di Hanukkah che viene celebrata fino al 18 dicembre. Concludendo l’incontro L. Antinucci ha rimarcato che da tutte le religioni, nonostante la varietà dei loro sentieri spirituali, emerge il messaggio sapienziale del rispetto, della cura per le piante che sono organismi viventi, da cui dipende anche la sopravvivenza umana.
22 dicembre 2020. Con un’apposita risoluzione le Nazioni Unite hanno dichiarato il 4 febbraio la “Giornata Internazionale della Fraternità umana“. Il riferimento è al 4 febbraio del 2019 data della storica firma ad Abu Dhabi del “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” da parte di Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyib, una pietra miliare nei rapporti tra cristianesimo, che invita «tutte le persone che portano nel cuore la fede in Dio e la fede nella fratellanza umana a unirsi e a lavorare insieme». “La fede porta il credente a vedere nell’altro un fratello da sostenere e da amare”. L’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato la risoluzione – informa un comunicato – affinchè, rinnovando la cooperazione e promuovendo la relazione tra fedi e il dialogo interculturale, contribuisca a lottare contro la pandemia di Covid-19 e ad affrontare altre sfide globali. In questa occasione, i membri dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana (HCHF) – nato nell’agosto scorso a Casa Santa Marta e composto da leader religiosi, studiosi ed esponenti della cultura di tutto il mondo, appartenenti al mondo cristiano, musulmano ed ebraico, che si ispirano al documento e si dedicano a promuoverne gli ideali di pace e rispetto reciproco – rivolgono il loro ringraziamento e apprezzamento al principe ereditario di Abu Dhabi lo Sceicco Mohammed bin Zayed, per il sostegno dato al Comitato e agli Emirati Arabi uniti nell’impegno di portare questa nuova conquista all’umanità.
26 dicembre 2020. “È fondamentale che le religioni abramitiche, in dialogo tra loro, continuino a disegnare i fondamenti di un nuovo concetto di ‘cittadinanza’ per far fronte alle sfide del terzo millennio e per aiutare il Mediterraneo a tornare ad essere luogo di unione e di bellezza e non più di conflitto e di morte, come abbiamo avuto modo di ricordare a Bari lo scorso febbraio, in occasione dell’incontro di riflessione e spiritualità ‘Mediterraneo, frontiera di pace’”. Lo ha detto mons. Stefano Russo, segretario generale della CEI, intervenendo alla conferenza online “Mohammed: in verità di un’immensa grandezza è il tuo carattere”, promossa dalla Confederazione islamica italiana. “Oggi siamo qui, anche per testimoniare un dialogo che rappresenta non solo un incontro tra fratelli nella fede, ma anche una promessa di un possibile incontro come concittadini di un Paese ispirato ad una laicità costituzionale intesa come principio non ostile – ha aggiunto mons. Russo – ma promotore del ruolo che le religioni svolgono nella sfera pubblica, in un contesto di ‘pluralismo confessionale e culturale’ (Corte cost. n. 203/1989). Una laicità accogliente e, a un tempo, responsabilizzante, specie per le nostre comunità religiose chiamate a diventare educatrici di persone, capaci di fratellanza, di speranzosa e misericordiosa fratellanza”. Per il segretario generale della Cei, l’augurio è che l’incontro, “che vede idealmente riunite le due sponde del Mediterraneo, sia davvero segno di una ‘fratellanza mediterranea’ possibile per tutte le donne e gli uomini di questa regione, da Nord a Sud, così tormentata ma anche così ricca di Parole di vita per tutta l’umanità.
30 dicembre 2020. Momento di preghiera interreligioso per la pace presieduto dall’arcivescovo eletto di Napoli e amministratore apostolico di Cerreto Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti, mons. Mimmo Battaglia. L’iniziativa è promossa dalla Casa per la pace “Don Tonino Bello” insieme ad alcuni Uffici di Curia della diocesi di Cerreto Sannita. L’appuntamento, che si è tenuto dalle 19 in diretta streaming sui canali social della diocesi, in sostituzione dell’annuale Marcia della pace diocesana che non si svolta a causa delle restrizioni anti-Covid. Nell’imminenza della 54ª Giornata mondiale della pace che si celebrerà il 1° gennaio sul tema ‘La cultura della cura come percorso di pace’, quello organizzato per il 30 dicembre è stato “un tempo di ascolto nella preghiera interreligiosa, nelle storie di testimoni della quotidianità che vivono con speranza e impegno questo periodo di crisi”.
di Lucia Antinucci
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