MAGGIO 2019
Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha inviato ai musulmani un Messaggio, in occasione del mese di Ramadan (inizio domenica 5 maggio) e ‘Id al-Fitr (festa dell’interruzione del digiuno da martedì 4 giugno fino a mercoledì sera del 5 giugno, in cui si evidenzia che il mese del Ramadan, dedicato al digiuno, alla preghiera e all’elemosina, è anche un mese per rafforzare i legami spirituali tra musulmani e cristiani. Il Pontificio Consiglio nell’augurare una celebrazione “serena e feconda del Ramadan”, auspica “a restare ancorati ai valori della pace; a sostenere i valori della reciproca conoscenza, della fratellanza umana e della convivenza comune; a ristabilire la saggezza, la giustizia e la carità” (cfr. Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, Abu Dhabi, 4 febbraio 2019). I musulmani e i cristiani sono chiamati ad aprirsi agli altri, “conoscendoli e riconoscendoli come fratelli e sorelle. In questo modo, possiamo – si afferma nel Messaggio – abbattere i muri alzati dalla paura e dall’ignoranza e cercare insieme di costruire ponti di amicizia che sono fondamentali per il bene di tutta l’umanità. Coltiviamo così nelle nostre famiglie e nelle nostre istituzioni politiche, civili e religiose, un nuovo modo di vivere in cui la violenza viene rigettata e la persona umana rispettata”. Da tutto ciò scaturisce l’incoraggiamento “a continuare a portare avanti la cultura del dialogo come mezzo di cooperazione e come metodo per accrescere la conoscenza reciproca”, recependo anche le tre linee guida fondamentali per perseguire il dialogo e la conoscenza tra persone di diverse religioni, evidenziate da Papa Francesco durante la sua visita al Cairo: “il dovere dell’identità, il coraggio dell’alterità e la sincerità delle intenzioni” (Discorso ai partecipanti alla Conferenza internazionale per la pace, Al-Azhar Conference Centre, 28 aprile 2017). Nel Messaggio del Pontificio Consiglio viene pure sottolineato che per rispettare la diversità, il dialogo, bisogna “cercare di promuovere il diritto alla vita di ogni persona, all’integrità fisica e alle libertà fondamentali, come la libertà di coscienza, di pensiero, di espressione e di religione. Ciò include la libertà di vivere secondo le proprie convinzioni sia nella sfera privata che in quella pubblica. In questo modo, cristiani e musulmani – come fratelli e sorelle – possono lavorare insieme per il bene comune”. Il Pontificio Consiglio ha espresso la speranza “che il gesto e il messaggio di fraternità trovino un’eco nei cuori di tutti coloro che detengono posizioni di autorità nei settori della vita sociale e civile dell’intera famiglia umana, e possano portare tutti noi a mettere in pratica non semplicemente un atteggiamento di tolleranza ma una convivenza vera e pacifica”.
Il Vesakh è la festività più importante per i Buddisti, che commemorano i principali avvenimenti della vita di Buddha. La festa del Vesakh/Hanamatsuri 2019, nei vari Paesi di cultura buddista è celebrata in date diverse, secondo le differenti tradizioni, e quest’anno la festa è stata celebrata nella maggior parte dei Paesi di tradizione buddista il 19 maggio. Per tale circostanza, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha fatto pervenire ai Buddisti un messaggio di auguri e preghiere, affinchè la festa porti a tutti i buddisti gioia e pace. Il Pontificio Consiglio quest’anno si è ispirato al Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la convivenza comune (firmato congiuntamente ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019 da Papa Francesco e dallo Sceicco Ahmad Al-Tayyeb, Grand Imam di Al-Azhar), che contiene un forte invito rivolto a tutte le persone di ogni luogo a promuovere la dignità delle donne e dei bambini. Nel Messaggio del Pontificio Consiglio viene sottolineato che “gli insegnamenti di Gesù e del Buddha promuovono la dignità della donna. Sia il buddismo, sia il cristianesimo, insegnano che donne e uomini posseggono uguale dignità e hanno svolto un ruolo importante nella promozione della donna. Le donne buddiste e cristiane hanno apportato contributi significativi alle nostre tradizioni religiose e alla società nel suo insieme. D’altronde, non si può negare che troppo spesso le donne sono oggetto di discriminazione e maltrattamenti. A volte, narrative religiose sono adoperate per presentare la donna come inferiore all’uomo”. Il Pontificio Consiglio rileva ancora che “ai nostri giorni, la violenza contro le donne e le ragazze è un problema globale, che colpisce un terzo della popolazione femminile mondiale, ed è favorita da situazioni di conflitto, post-conflitto e trasferimento forzato. Donne e ragazze sono particolarmente vulnerabili per quanto riguarda il traffico di persone umane e la moderna schiavitù, forme di brutalità che segnano negativamente e spesso in modo irreversibile la loro salute. Per contrastare queste ingiustizie, è vitale riconoscere a donne ragazze l’accesso all’educazione, l’uguaglianza salariale, i diritti all’eredità e alla proprietà, colmare la lacuna di rappresentatività in politica, nel governo e nelle decisioni, affrontare la questione della dote nuziale, e così via. La promozione dell’uguaglianza della dignità e dei diritti delle donne si dovrà riflettere pure nel dialogo interreligioso, al quale devono partecipare più donne, mentre oggi gli uomini sono in numero maggiore”. Con urgenza bisogna agire – viene sottolineato nel Messaggio – per proteggere le donne e tutelare i loro diritti fondamentali e la loro libertà, citando il Documento sulla Fratellanza: “È un’indispensabile necessità riconoscere il diritto della donna all’istruzione, al lavoro, all’esercizio dei propri diritti politici. Inoltre, si deve lavorare per liberarla dalle pressioni storiche e sociali contrarie ai principi della propria fede e della propria dignità. È necessario anche proteggerla dallo sfruttamento sessuale e dal trattarla come merce o mezzo di piacere o di guadagno economico. Per questo si devono interrompere tutte le pratiche disumane e i costumi volgari che umiliano la dignità della donna e lavorare per modificare le leggi che impediscono alle donne di godere pienamente dei propri diritti”. Coloro che “hanno autorità e rivestono posizioni di responsabilità hanno una particolare responsabilità nell’incoraggiare i loro seguaci a sostenere la dignità delle donne e delle ragazze e difendere i loro diritti fondamentali. Analogamente, dobbiamo – si afferma nel Messaggio del Pontificio Consiglio – mettere in guardia i nostri fratelli e sorelle dai pericoli insiti nell’ideologia di genere, che nega le differenze e la reciprocità tra uomini e donne. Promuovendo la dignità e l’uguaglianza delle donne e delle ragazze, vogliamo anche promuovere e tutelare l’istituzione del matrimonio, la maternità e la vita della famiglia”. Il Messaggio si conclude con l’auspicio di mettere in atto “ogni sforzo per far crescere nelle nostre famiglie, comunità e istituzioni una rinnovata stima del ruolo centrale delle donne nel nostro mondo e operiamo per il definitivo rifiuto di ogni forma d’ingiusta discriminazione contro la persona umana”.
Venerdì 17 maggio centocinquanta giovani di Gaza hanno pedalato nella Striscia, dal centro di Gaza City fino al confine con Israele, per lanciare un messaggio di pace, e la stessa cosa hanno fatto “giovani israeliani dall’altro lato del muro che separa i due popoli. L’iniziativa è del Comitato giovanile di Gaza (Youth Committee) che dal 2010 propone progetti di pace che coinvolgono anche coetanei israeliani. Tra questi spicca ‘Skype with your enemy’ (Chiama il tuo nemico). Ogni giorno dalla Striscia partono video-chiamate da e per Israele. Giovani israeliani e gazawi parlano, si confrontano e si conoscono, abbattendo i muri del pregiudizio e dell’ostilità”. All’evento, denominato ‘Freedom Marathon’ (maratona della libertà) hanno lavorato anche altre organizzazioni e gruppi attivi all’interno della Striscia, “con l’obiettivo dichiarato di far conoscere a quanta più gente possibile le azioni promosse dalla società civile gazawa per favorire la pace e la libertà per Gaza e per i ‘vicini israeliani’ “.
La comunità monastica di Deir Mar Musa ha promosso il 18 maggio a Cori (Latina, monastero san Salvatore) una giornata islamico-cristiana sulla figura di Maria. La comunità monastica è stata fondata in Siria da padre Paolo Dall’Oglio ed ha il proprio studentato a Cori. I promotori del convegno hanno evidenziato: “La Vergine Maria, madre di Gesù, è un ponte d’incontro tra cristiani e musulmani. L’incontro nel mese mariano incrocia due eventi: la festa islamo-cristiana ‘Insieme a Maria’ e la seconda Giornata internazionale del vivere insieme in pace. Attorno a lei, Sayyidatnā Maryam, Nostra Signora, e nel rispetto dell’identità di ciascuno, vogliamo riunirci – hanno affermato – per vivere un momento di fraternità”. Ci sono stati interventi degli esperti delle due fedi, come i teologi musulmani Shahrzad Houshmand e Adnane Mokrani, padre Jacques Mourad di Deir Mar Musa, Paola Di Martino del Masci di Roma, la storica Nassima Bougherara, Federico Baiocco dell’Unitalsi, Ambrogio Bongiovanni del Magis, la scrittrice italo-siriana Asmae Dachan e la filosofa musulmana Tehseen Nisar Hussain.
Il Centro Studi Francescani per il dialogo interreligioso e le culture, il 22 maggio, presso la Chiesa Libera di Volla (viale Vesuvio n. 180), ha promosso l’incontro sul tema “La corporeità secondo le varie religioni”. La riflessione è stata sviluppata secondo il punto di vista Baha’i, taoista, del buddhismo tibetano, della Soka Gakkai, del cristianesimo evangelico e cattolico. La comunità locale ha dato il proprio contributo con stimolanti interventi, a cui ha fatto seguito un momento di fraterna concivialità.
Il 23 maggio la Comunità internazionale Baha’i ha celebrato la “Dichiarazione del BAB” (La Porta), che nel 1844, in Iran, all’età di 25 anni, proclamò l’avvento di una nuova Dispensazione Divina, dichiarandosi Araldo e Precursore di Baha’u’llàh (La Gloria di Dio) portatore di un progetto divino per l’unità dei popoli e della religioni. Secondo i Baha’i il Bab realizzò nel mondo il Regno di Dio; infatti egli affermò: “In verità, in verità, è sorta l’alba di un nuovo Giorno. Il Promesso si è insediato nel cuore degli uomini”. Egli ha realizzato “non solo l’adempimento del Dì del Giudizio, ma anche l’inizio di un processo di restaurazione spirituale che, attraverso la sua rivelazione profetica, avrebbe portato alla venuta di Colui Che Dio avrebbe reso manifesto, ovverosia al ritorno di Gesù, nella Figura di Bahá’u’lláh”. Secondo i Baha’i il Bab rappresenta il “ritorno dello spirito che fu del profeta Elia, al momento della conclusione del ciclo adamico dell’umanità. Orbene, secondo i Bahá’í, il Báb rappresenta, appunto, questo ritorno d’Elia ed a riprova di tutto ciò pongono il fatto che i suoi resti mortali giacciono adesso sul Monte Carmelo, non distante dalle grotte dove visse Elia”. Secondo i Baha’i dal 23 maggio 1844 (due ore ed undici minuti dopo il tramonto del 22 di maggio) c’è stato un cambiamento per il pianeta, come affermò il Bab quella sera: “Questa notte, questa stessa ora, nei giorni avvenire, sarà celebrata come una delle feste più grandi e più significative”.
di Lucia Antinucci
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