“Cristiani satelliti” o “veri discepoli”?

“Cristiani satelliti” o “veri discepoli”?

Danno molto a pensare le brevi parole che papa Francesco ha pronunciato lo scorso sabato 20 aprile 2013 durante la celebrazione dell’Eucaristia nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, in Vaticano.

Il papa ha parlato dei “cristiani tiepidi”: «sono quelli che vogliono costruire una Chiesa a propria misura, ma non è la Chiesa di Gesù». Questi cristiani «non si consolidano nella Chiesa, non camminano alla presenza di Dio, non hanno il conforto dello Spirito Santo, non fanno crescere la Chiesa». Sono «cristiani di buon senso, soltanto: prendono le distanze. Cristiani – per così dire – “satelliti”, che hanno una piccola Chiesa, a propria misura: per dirlo proprio con le parole di Gesù nell’Apocalisse, “cristiani tiepidi”. La tiepidezza che viene nella Chiesa […]. Camminano soltanto alla presenza del proprio buon senso, del senso comune […], quella prudenza mondana: questa è una tentazione proprio di prudenza mondana». Poi il papa ha parlato dei tanti cristiani «che in questo momento danno testimonianza del nome di Gesù, anche fino al martirio». Questi non sono “cristiani satelliti”, perché «vanno con Gesù, sulla strada di Gesù». Questi cristiani «sanno perfettamente quello che Pietro dice al Signore, quando il Signore gli fa la domanda: “Anche voi volete andare, essere “cristiani satelliti?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Così da un gruppo grande diventa un gruppo un po’ più piccolo, ma di quelli che sanno perfettamente che non possono andare da un’altra parte, perché soltanto Lui, il Signore, ha parole di vita eterna».

Il criterio di distinzione tra i “cristiani satelliti” e i “veri discepoli” è la croce: chi si lascia guidare, fino al dono totale di sé, perdendo la vita, è autenticamente cristiano; chi, invece, vuole che tutto giri attorno a sé, o comunque tende a risparmiarsi, anche nella fede e nella carità, non può ritenersi un vero discepolo, ma è come un satellite che si stabilisce su una rotta (orbita) e si assicura un piccolo giro, senza mai mettersi in discussione o provare a dare di più. Una fede tiepida e una carità vissuta ai margini della propria esistenza, fanno di noi tutti una piccola Chiesa, troppo modesta e fredda per essere il corpo del Signore! La tiepidezza la si vince con lo slancio dell’amore verso i fratelli, con la carità vissuta nei confronti di chi non ha niente, lasciandosi guidare da quella gioia del cuore che è frutto dello Spirito del Signore risorto. Dio ama, infatti, chi dona con gioia. Essere autentici discepoli di Gesù significa, allora, vincere ogni paura e resistenza per donarsi completamente a servizio dei fratelli per la causa del Regno. Ci dobbiamo liberare da una visione di Chiesa addomesticata, come altresì da un cristianesimo borghese, da una fede che non riesce a incarnarsi nella storia e ad agire concretamente per aiutare i più poveri.

Edoardo Scognamiglio


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