CONTRIBUTO DELLE CHIESE EVANGELICHE ALLE INIZIATIVE INTERCONFESSIONALI PER IL VENTENNIO
– La KEK (Conferenza delle chiese europee) nel 2017 ha iniziato un processo per valutare la ricezione della Charta Œcumenica nella vita delle chiese (Chiese membro, Consigli nazionali delle Chiese e organizzazioni in partenariato), preparando un documento per la XV Assemblea generale di Novi Sad (Nord della Serbia) dal 31 maggio al 6 giugno 2018, sul tema “Sarete miei testimoni“.
L’Assemblea è l’organo decisivo più importante della Kek: viene convocato ogni 5 anni ed è un momento in cui i rappresentanti delle Chiese si incontrano per valutare il lavoro compiuto,anche in base agli impegni assunti con la CO, confrontarsi sulle mutate situazioni delle Chiese in Europa, capire insieme quale messaggio e quale servizio concreto dare al continente europeo. All’assemblea di Novi Sad hanno partecipato oltre 400 delegati delle 116 chiese membro della KEK (ortodosse, evangeliche, della Comunione anglicana). Il confronto si è svolto su ‘Giustizia, ospitalità, testimonianza’, giustizia economica tra austerity e sforzo dei Paesi per gestire le crisi. La tematica della ospitalità riguarda anche la grande questione dei flussi migratori dal Nord Africa e dal Medio Oriente. In un tempo di nazionalismi e populismi, le Chiese devono sempre più sforzarsi ad essere quello per cui sono chiamate e cioè “costruttrici di ponti, fattori di comunione, contributo a mettere insieme le persone”[1].
Il 1 giugno 2018, il pastore battista Luca Maria Negro, allora presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (fino al 2021), che fu intensamente coinvolto nella preparazione e nella firma della Charta oecumenica, in quanto allora segretario delle comunicazioni della Conferenza delle chiese europee (KEK), ruolo che ha svolto dal 2001 al 2010, aprendo la seconda giornata di lavori dell’Assemblea, ha tenuto lo studio biblico sul tema dell’ospitalità, sottolineando che accogliere lo straniero e accogliere Dio sono due atteggiamenti strettamente connessi. Egli ha commentato Gn 18,1-8 in cui si racconta di come Abramo, accogliendo tre stranieri presso le querce di Mamre, dov’era accampato, accolga in realtà Dio stesso. “Attraverso l’ospitalità, Abramo fa l’esperienza di Dio”. Per il Pastore Negro la filoxenia, l’amicizia verso lo straniero, è una chiave di lettura non solo etica ma anche teologica del testo della Gn che si contrappone al racconto che subito segue: il giudizio e la distruzione di Sodoma (Genesi 19). La filoxenia di Abramo che porta all’incontro con Dio e alla benedizione, si contrappone quindi alla xenofobia degli abitanti di Sodoma che minacciano gli stessi stranieri accolti dal patriarca, attirando su di sé la maledizione. Il pastore Negro ha poi osservato che in un’Europa in cui le migrazioni sono una questione difficile e causa di conflitti, dove molti ritengono che tutti i rifugiati e i richiedenti asilo che tentano di raggiungere l’Europa per scappare dalla guerra o dalla fame debbano essere respinti, “dobbiamo scegliere da che parte stare”. Non si può restare neutrali, bisogna fare la scelta di stare “Dalla parte di Abramo e Sara che offrono ospitalità ai tre stranieri, o dalla parte dei ‘sodomiti’ di oggi che non sono le persone omosessuali, ma coloro che predicano l’odio verso gli stranieri”.
In occasione del 20° anniversario della Charta Oecumenica il 12 aprile 2021 è stata inoltre pubblicata una Dichiarazione congiunta europea, del pastore riformato Christian Krieger, presidente della Conferenza delle chiese europee (dal giugno 2018, è stato anche eletto presidente della Federazione protestante di Francia, carica che assumerà il 1 luglio 2022, e del cardinale Angelo Bagnasco, allora presidente del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa. Nella Dichiarazione congiunta si evidenzia anzitutto quanto è stato realizzato a livello ecumenico alla luce della CO: “Negli ultimi vent’anni il continente europeo ha generalmente vissuto un periodo di pace, insieme a un miglioramento delle relazioni ecumeniche. Ciò è stato dimostrato in ambiti della vita quotidiana come la testimonianza comune, l’azione nell’ecumenismo locale, come anche i matrimoni interconfessionali. Sono stati raggiunti diversi accordi teologici e una nuova generazione di teologi è stata formata ecumenicamente. Sono fiorite diverse iniziative interreligiose. Le Chiese hanno rafforzato il loro lavoro verso un mondo giusto e pacifico, non da ultimo a causa del crescente movimento di persone da altri continenti e hanno aumentato i loro sforzi per la cura del creato. Il messaggio della Charta Oecumenica ha contribuito e dato nuovo vigore a tutta questa crescita e trasformazione. Per la pace che abbiamo sperimentato e le conquiste del movimento ecumenico globale, ci rallegriamo e rendiamo grazie a Dio nostro Creatore!”.
La Dichiarazione evidenzia poi le gravi problematiche attuali che sono una sfida per le chiese:“Mentre ci sforziamo per il Regno di Dio, le nostre società e Chiese continuano a essere sfidate dal nostro peccato umano e da tutti i tipi di divisione. Vecchie e nuove divisioni nella Chiesa hanno bisogno di guarigione, le disuguaglianze sociali ed economiche richiedono la trasformazione dei nostri atteggiamenti e delle nostre strutture. Le continue minacce alla democrazia e all’ambiente naturale richiedono una rinnovata attenzione alla totalità della vita. La ricomparsa di conflitti armati e attacchi terroristici in alcune parti del continente negli ultimi anni richiede pentimento, perdono e giustizia”. La Dichiarazione si conclude quindi riaffermando l’impegno per l’unità dei cristiani e per il servizio al mondo: “Di fronte a queste realtà, mentre le Chiese ridefiniscono il loro ministero nel mezzo della pandemia da Covid-19, riaffermiamo insieme e in spirito di unità il nostro impegno a testimoniare Cristo come nostro Salvatore e la sua promessa di una vita trasformata nella potenza dello Spirito Santo. Seguendo il testamento di nostro Signore, espresso in Giovanni 17 e nella Charta Oecumenica “perché tutti siano una sola cosa”, siamo consapevoli che l’unità dei cristiani non è solo il risultato dei nostri sforzi umani. Allo stesso tempo questa unità, per la quale Gesù ha pregato e sofferto, deve essere percepibile in questo mondo. In questo senso desideriamo essere strumenti per questa unità e impegnarci nuovamente per rafforzare la comunione ecclesiale attraverso la preghiera e l’azione comuni, offrendo al contempo il nostro servizio al mondo per la promozione della giustizia e della pace”[2].
Nel messaggio ecumenico italiano (22 aprile 2001 – 22 aprile 2021), in occasione dei 20 anni[3] (per la parte evangelica firmato dal Pastore battista Luca Maria Negro,presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia) si fa riferimento alle criticità dell’Europa che interpellano l’ecumenismo: “Oggi, a vent’anni di distanza, l’Europa e le Chiese presenti nel continente si ritrovano nel pieno di un’altra sfida epocale: la crisi economica, i cambiamenti climatici, i flussi migratori e, da ultimo, la pandemia [dovremmo aggiungere la guerra in Europa] che affliggono il mondo intero e colpiscono l’Europa al cuore dei suoi valori e principi di convivenza civile e di solidarietà umana. La ricerca della pace, della giustizia e della salvaguardia del creato, che le Chiese in Europa hanno fatto esplicitamente propria a partire dall’ultimo decennio del secolo scorso, si declina oggi come cura delle persone e delle relazioni, come fratellanza umana e custodia della terra, come bene comune”. Il Messaggio fa poi un bilancio degli impegni portati avanti dalle chiese in Italia: “Anche in Italia il terreno pazientemente lavorato da tante donne e uomini, discepoli dell’unico Signore Gesù Cristo, e il seme gettato vent’anni fa dalle Chiese presenti in Europa con la Charta Œcumenica, si sono trasformati in impegno quotidiano, in faticosa ma convinta ricerca di cammini nuovi e antichi per rendere possibile la ‘corsa del Vangelo’ nell’oggi della storia. Molti degli impegni presi insieme dalle Chiese cristiane nel 2001 restano ancora da attuare, ma un preciso solco di sequela del Signore Gesù è tracciato. In tante regioni e città sono sorti in questi vent’anni Consigli di Chiese cristiane che hanno posto la Charta Œcumenica tra i fondamenti costitutivi. Sono segni incoraggianti che non dobbiamo e non vogliamo lasciar cadere, ma custodire e alimentare, affinché siano fermento di unità e di riconciliazione”. Il Messaggio ecumenico italiano si conclude con il rendimento di grazie al Signore per quanto è stato realizzato e con la riaffermazione degli impegni comuni: “In sintonia con la Dichiarazione congiunta della Conferenza delle Chiese Europee e del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa in occasione di questo anniversario, rendiamo grazie al Signore per quanto ha operato in mezzo a noi, attraverso di noi e nonostante noi, in questi venti anni, e nuovamente CI IMPEGNIAMO a una collaborazione fraterna secondo quelle Linee guida, che diventi sempre più una testimonianza comune affinché i discepoli del Signore ‘siano una cosa sola e il mondo creda’ (Gv 17,21)”.
RECEZIONE POSITIVA DELLA CHARTA OECUMENICA NELLE CHIESE EVANGELICHE – Come riconosce il Notiziario Evangelico (NEV)[4], con la Charta Oecumenica c’è stato “un grande e diffuso entusiasmo iniziale ‘che ridava freschezza e speranza come forse avvenne dopo la Conferenza missionaria mondiale di Edimburgo (1910), agli albori dell’ecumenismo, o negli anni immediatamente successivi al Concilio Vaticano II’; in numerosi paesi, soprattutto dell’Europa centrale, l’area più diffusamente sensibile all’ecumenismo, la ‘Charta’ è stata stabilmente accolta nella vita quotidiana delle comunità di base, producendo un cristianesimo vissuto ecumenicamente; in Russia, invece, non ha avuto una positiva accoglienza; nel Sud dell’Europa è stata formalmente accolta ma poi è rimasta chiusa nel cassetto”. In Italia si sono diffusi i Consigli delle Chiese cristiane, che si ispirano alla CO [16 organismi (l’ultimo ad essere stato costituito è quello di Mantova il 28 novembre 2021; quello della Campania risale al 14 dic. 2009]. I Consigli promuovono svariate attività, tra cui la preghiera interconfessionale a settembre per la salvaguardia del creato e quella per l’unità dei cristiani a gennaio oppure a Pentecoste.
Come esempio di collaborazione ecumenica nella diakonia – evidenzia il NEV – sono da ricordare dal 2016 i corridoi umanitari per far giungere migranti in Italia in sicurezza, promossi dalla Comunità di sant’Egidio (cattolici), dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Tavola valdese, in collaborazione anche con l’Unione delle Comunità ebraiche d’Italia (UCEI), l’Unione delle comunità ebraiche d’Italia (UCEI), in accordo con i Ministeri degli Interni ed Esteri, che hanno messo in salvo più di 2000 persone. Ancora nello spirito della ‘Charta’ può essere considerato l’“Appello ecumenico contro la violenza sulle donne”, sottoscritto il 9 marzo 2015 al Senato della Repubblica Italiana da cattolici, ortodossi, protestanti che ispira, ogni anno, le molte iniziative ecclesiali nell’ambito della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” (25 novembre). La CO, si evidenzia ancora, ha dato impulso all’ecumenismo come stile di vita per le chiese, l’ecumenismo come cambiamento di mentalità, rinnovamento, superamento dei pregiudizi. “L’ecumenismo è un processo lento, difficile, che esige molta pazienza, ma anche gioioso perché le prospettive sono immense. La ‘Charta Oecumenica’ ha solo vent’anni ed ha tutta l’energia necessaria per perseverare nel cammino verso l’unità della Chiesa”. Viene espresso quindi un giudizio molto positivo!
RECEZIONE DIALETTICA – La Pastora luterana Elfriede Dörr (della Romania), relatrice durante i lavori della Charta Oecumenica, attualmente responsabile del Dipartimento delle relazioni ecumeniche e formazione pastorale della Chiesa evangelica della Confessione di Augusta in Romania ha fatto un bilancio molto realista, evidenziando la realtà dialettica della ricezione della CO. Il Documento ha suscitato nuovi impulsi per il cammino ecumenico, promuove ulteriori passi, incoraggia a superare molte sfide, insomma costituisce comunque un incoraggiamento, è un quadro di riferimento. “In ogni caso, la Charta Oecumenica è un requisito permanente per un’interazione rispettosa tra le chiese. È un parametro con cui misurare le diverse realtà in Europa”. La Pastora ha evidenziato che ci sono gli incerti nei confronti della recezione, secondo i quali la Charta certamente “rappresenta un momento avanzato dell’ecumenismo, ma allo stesso tempo ha un carattere troppo blando. È passata l’idea che si potesse adottarla, ma anche solo facoltativamente. E si è preferito ignorarla”. “Nella Charta c’è un discorso civico che spesso le chiese preferiscono evitare. Cosa possiamo fare per il bene dell’Europa? Per il bene comune a livello mondiale? Molte chiese hanno lavorato contro l’Europa. Molti hanno fomentato piccoli nazionalismi”.
Ci sono anche coloro che sono ancora piuttosto critici, nutrono dubbi, perché “È difficile dire se la Charta Oecumenica abbia effettivamente migliorato la cultura ecumenica tra le chiese”. Secondo alcuni la Charta è stata soltanto la descrizione di una prassi già consolidata”, per cui non ha avuto alcun effetto positivo, è carta straccia. La Pastora Doerr prova nostalgia per il clima che si era creato a Strasburgo nel 2001: “Mi manca l’aria bellissima di fraternità e sorellanza. L’idea di costruire un mondo migliore, quell’Europa sognata dai nostri padri e dalle nostre madri. Poi è arrivato l’11 settembre. Una data collocata nella storia, a seguito della quale molte persone in Occidente hanno avuto una regressione sulle dimensioni dell’incontro. Ne è scaturita diffidenza. E quell’apertura verso chi non è credente, verso chi ha altre visioni del mondo (come aveva ispirato la Charta), è rimasta soffocata e frustrata”.
PROSPETTIVE DI SPERANZA – La recezione della CO, secondo la Pastora Doerr, deve continuare a svilupparsi soprattutto nell’ambito delle relazioni fraterne: “l’ecumenismo continuerà a essere coltivato senza problemi dove il paradigma dell’amicizia è alla base dei rapporti ecclesiali, piuttosto che il discorso teologico e la precisazione delle differenze. Sì, credo che le conversazioni dottrinali volte a chiarire le questioni teologiche non siano riuscite ad avvicinare le chiese. Dovrebbero essere sostituite da altri paradigmi. E se una chiesa cercasse nell’altra i tesori invece delle differenze, e affermasse che questi tesori sono indispensabili per l’ecumenismo? E se le conversazioni dottrinali invece della teologia dell’alterità definissero ecumenicamente la teologia dell’amicizia? Le chiese sono tutte esposte a sfide che dobbiamo affrontare insieme, con umiltà e amicizia ecumenica”.
di Lucia Antinucci
[1] Cf. https://www.riforma.it > articolo > 2016/10/18 > la-15si… ; https://www.agensir.it > quotidiano > ecumenismo-al-vi… ; https://www.vaticannews.va > chiesa > news > alvi-a-n… (ultimo accesso 8 maggio 2022).
[2] In occasione del ventesimo anniversario della Charta Œcumenica[2], la Conferenza delle chiese europee (KEK) e il Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE) hanno tenuto un culto ecumenico online il 22 aprile 2021, sul tema “Siate allegri nella speranza, pazienti nella sofferenza, perseveranti nella preghiera“, ispirato a Rm 12,12. Nell’ambito delle celebrazioni è stato anche pubblicato un opuscolo con il programma della giornata e riflessioni ecumeniche sulle linee guida da utilizzare per tutto l’anno. (Cf. www.ceceurope.org
[3] Il testo è firmato dal Metropolita Polykarpos, Arcivescovo d’Italia ed Esarca per l’Europa Meridionale (Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia); Gualtiero Cardinale Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana; Pastore Luca Maria Negro, allora Presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia.
[4] https://www.nev.it > Home > Ecumenismo e dialogo (ultimo accesso 7 maggio 2022) ; https://www.nev.it > nev > 2021/04/20 < 20-anni-di-car… ; https://riforma.it > articolo > 2021/04/20 > i ventanni-a… ; https://riforma.it > articolo > 2021/04/08 > 20_anni-di-c…
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