E’ stato questo il trentacinquesimo viaggio apostolico del Papa, che si è svolto dal 2 al 6 dicembre, per consolidare l’unità ecumenica fra l’oriente e l’occidente cristiano, e per promuovere la fraternità universale con la vicinanza umana e solidale ai profughi. Papa Bergoglio si è trattenuto a Cipro fino al 4 dicembre e poi si è trasferito in Grecia, ad Atene e nell’isola di Lesbo, ripercorrendo i luoghi in cui è radicata la memoria della cultura occidentale, come anche parte di quella del Vangelo e degli Atti degli Apostoli, con la nascita delle prime comunità cristiane ad opera dell’evangelizzazione di san Paolo e di san Barnaba. Papa Francesco ha inteso continuare il percorso iniziato da Benedetto XVI a Cipro nel 2010, e da Giovanni Paolo II nel 2001 in Grecia.
Numerosi gli impegni e gli incontri tenuti dal Papa argentino; ne segnalo alcuni. Nella mattinata del 3 dicembre papa Bergoglio ha fatto una visita di cortesia a Sua Beatitudine Chrysostomos II, Arcivescovo Ortodosso di Cipro presso l’Arcivescovado Ortodosso di Cipro a Nicosia . Entrambi hanno firmato il Libro d’onore, e papa Francesco ha scritto: “Pellegrino a Cipro, perla di storia e di fede, invoco da Dio umiltà e coraggio per camminare insieme verso la piena unità e donare al mondo, sull’esempio degli Apostoli, un fraterno messaggio di consolazione e una viva testimonianza di speranza. Beatitudine, grazie per aver parlato della Chiesa madre, in mezzo al popolo. Questa è la strada che ci unisce come pastori. Andiamo avanti insieme su questa strada. E grazie tante per aver parlato di dialogo. Dobbiamo sempre procedere sulla via del dialogo, un cammino faticoso, paziente e sicuro, un cammino di coraggio. Parresia e pazienza”.
Papa Francesco ha poi partecipato all’Incontro con il Santo Sinodo presso la Cattedrale Ortodossa a Nicosia, Prendendo spunto dalla figura di San Barnaba, Papa Francesco ha ricordato come il suo nome significhi “figlio della consolazione e figlio dell’esortazione. È bello che nella sua figura si fondano entrambe le caratteristiche, indispensabili per l’annuncio del Vangelo”. Pertanto – ha sottolineato il Pontefice – l’annuncio evangelico “non può basarsi solo su esortazioni generali, sulla ripetizione di precetti e norme da osservare, come spesso si è fatto. Esso deve seguire la via dell’incontro personale, prestare attenzione alle domande della gente, ai loro bisogni esistenziali. Per essere figli della consolazione, prima di dire qualcosa, occorre ascoltare, lasciarsi interrogare, scoprire l’altro, condividere. Perché il Vangelo si trasmette per comunione. È questo che, come Cattolici, desideriamo vivere nei prossimi anni, riscoprendo la dimensione sinodale, costitutiva dell’essere Chiesa. E in ciò sentiamo il bisogno di camminare più intensamente con voi che attraverso l’esperienza della vostra sinodalità potete davvero aiutarci”.
Di pomeriggio Papa Francesco ha presieduto una preghiera ecumenica con i migranti presso la Chiesa parrocchiale di Santa Croce a Nicosia. Egli, nel suo incontro ha espresso questo augurio: “Possa quest’isola, segnata da una dolorosa divisione, diventare con la grazia di Dio laboratorio di fraternità”. Occorre percorrere due strade, ha sottolineato: “La prima è l’effettivo riconoscimento della dignità di ogni persona umana: questo è il fondamento etico, un fondamento universale che è anche al centro della dottrina sociale cristiana. La seconda condizione è l’apertura fiduciosa a Dio Padre di tutti; e questo è il ‘lievito’ che siamo chiamati a portare come credenti”. Dai passi concreti proposti dal Papa si è passati poi alle testimonianze di dolore di alcuni profughi, alla presenza anche del patriarca latino di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa e dei rappresentanti delle diverse confessioni cristiane presenti a Cipro.
Il 4 dicembre di pomeriggio il Papa ha fatto una visita di cortesia a Sua Beatitudine Ieronymos II, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia presso l’Arcivescovado Ortodosso di Grecia ad Atene. Papa Francesco, nel suo discorso, ha sottolineato che le radici comuni apostoliche, “cresciute dal seme del Vangelo”, hanno cominciato a portare grande frutto “proprio nella cultura ellenica”. In seguito i cammini si sono allontanati: “Veleni mondani ci hanno contaminato, la zizzania del sospetto ha aumentato la distanza e abbiamo smesso di coltivare la comunione”. Papa Francesco ha rinnovato la richiesta di perdono “a Dio e ai fratelli per gli errori commessi da tanti cattolici”.
Il 5 dicembre a Mytilene papa Francesco ha visitato i rifugiati presso il ‘Reception and Identification Centre’. Di pomeriggio c’è stata la visita di cortesia di Sua Beatitudine Ieronymos II al Papa presso la Nunziatura Apostolica ad Atene . Nel Libro d’onore ha scritto Ieronymos : “Stasera, 5 dicembre 2021, festa di San Saba, il mio seguito ed io siamo venuti per ringraziare il Pontefice e il Santissimo Fratello di Roma, Francesco, per la sua visita in Grecia. Lo salutiamo e gli auguriamo un buon viaggio. Il Santo Dio ci benedica.” Il Papa a sua volta ha scritto: “Con gioia e pace incontro il mio amato fratello Ieronymous II. Lo ringrazio per la sua fraterna bontà, la sua mitezza, la sua pazienza. Il Signore ci dia la grazia di continuare insieme questa strada di fratellanza e di pace. Ringrazio Sua Beatitudine Ieronymous II per la generosità di aiutarci a camminare insieme. Il Signore benedica le nostre due Chiese sorelle e la Santa Madre di Dio ci aiuti”. Papa Francesco ha poi ascoltato nel campo di Lesbo alcune testimonianze dei circa duemila profughi, in maggioranza provenienti dall’Afghanistan.
L’ultimo giorno ad Atene, il 6 dicembre, Papa Francesco ha ricevuto nella nunziatura la visita del presidente del Parlamento. Egli ha poi incontrato i giovani, presso la Scuola San Dionigi delle Suore Orsoline a Maroussi (Atene), ai quali, durante il suo discorso ha detto: “’Brostà, óli masí!’. ‘Avanti, tutti insieme!”’, senza farsi spaventare dai dubbi che sono “vitamine di fede”, senza farsi distruggere dagli “azzeratori di sogni e sicari della speranza”, senza farsi imprigionare in quel “mondo virtuale pieno di apparenze”, in cui si è “molto social ma poco sociali”. Durante l’incontro papa Bergoglio ha ascoltato tre testimonianze, di cui una di un profugo siriano. Il Papa ha portato con se, nel suo viaggio di ritorno di fraternità ecumenica e solidarietà umana, 50 profughi, come già aveva fatto nella sua visita all’isola di Lesbo nel 2016.
di Lucia Antinucci
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