29 gennaio 2021. Ferma la posizione a favore della vita, espressa in un documento, inviato alla Conferenza Episcopale Portoghese, da “Religioni e Salute” (GTIR), organismo interreligioso che così risponde al voto di venerdì scorso con cui il Parlamento portoghese ha approvato la depenalizzazione di eutanasia e suicidio assistito. Non si placano le proteste nei confronti del voto di venerdì scorso che ha visto il Parlamento portoghese approvare il disegno di legge che depenalizza l’eutanasia e il suicidio assistito.Dopo la dura nota dei vescovi attraverso la quale hanno espresso “tristezza e indignazione”, è arrivata a stretto giro anche la ferma posizione di “Religioni e Salute” (GTIR), ovvero l’organismo interreligioso formato dai rappresentati cattolici, induisti, islamici, ebrei, buddisti, dell’Alleanza evangelica, della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, e dell’Unione degli Avventisti del Settimo Giorno. “Rafforzeremo il nostro impegno affinché venga ovunque proclamato il valore della vita” scrivono in un documento ufficiale inviato all’agenzia stampa della Conferenza Episcopale Portoghese, Ecclesia. “Ogni essere umano è unico, irripetibile, insostituibile e necessario alla società a cui appartiene” sottolineano. “Non esistono vite usa e getta” ammoniscono. Gli esponenti di GTIR spiegano che i portoghesi sono fortemente provati dallo tsunami di una pandemia che ha generato morte e disperazione. “E’ una popolazione stordita dal suono delle ambulanze che corrono da una parte all’altra per assistere malati costretti poi ad attendere ore ed ore in attesa di cure. Pensiamo alla loro disperazione e all’angoscia dei familiari” si legge nella nota che continua puntando l’indice contro “l’indifferenza” mostrata nei confronti di uno scenario come quello descritto che ha portato “una maggioranza (relativa) dei deputati a proporre ai portoghesi una legge per morire (o uccidere?). Quella, appunto, sull’eutanasia”. Secondo i rappresentanti del Gtir “E’ necessario sostenere, accompagnare, prendersi cura delle persone malate, vulnerabili e fragili. Quello che invece l’Assemblea parlamentare ha offerto come via d’uscita alla persona che soffre è la morte su richiesta. Cosa possiamo aspettarci, considerate le difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria, la povertà diffusa, la mancanza di una rete di solidarietà e la presenza di case di cura per anziani che non sono altro che presidi inutili?”. Gli esponenti del Gtir parlano di “nichilismo morale”, “relativismo etico”, “individualismo”. La sola risposta è il sostegno a chi soffre: “L’esperienza dell’accompagnamento compassionevole è una forma di aiuto e di vicinanza non solo materiale, ma anche umana e spirituale. La vita ha un valore sacro e questo è uno dei grandi insegnamenti delle grandi tradizioni religiose” conclude la nota.
1 febbraio 2021. In Francia, di fronte alla «preoccupante recrudescenza» di gesti e espressioni di violenza nei confronti degli ebrei, veicolati sempre più facilmente dai social network il cui uso «troppo spesso porta ai peggiori eccessi», i vescovi hanno esortato «non solo i cattolici ma anche tutti i loro concittadini a lottare energicamente contro ogni forma di antisemitismo politico e religioso». È quanto si legge in una dichiarazione consegnata ufficialmente al termine di un incontro di lavoro, tenutosi questa mattina a Parigi, con il gran rabbino di Francia, Haïm Korsia, e il presidente del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia, Francis Kalifat. Secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero dell’Interno, tra il 2018 e il 2019 gli episodi di carattere antisemita sono passati da 541 a 687, ovvero un aumento del 27 per cento. Nel testo firmato dalla presidenza della Conferenza episcopale francese (Cef) e dal Consiglio per l’unità dei cristiani e le relazioni con l’ebraismo, i presuli «ribadiscono oggi con forza quanto la lotta all’antisemitismo debba essere affare di tutti» e «esprimono la volontà di lavorare con tutti coloro che sono impegnati in questa lotta». «Per noi cattolici, questa preoccupazione trae le sue origini nella nostra “connessione spirituale” particolare con l’ebraismo», aggiunge l’episcopato, ribadendo che, «più che mai, dobbiamo ricordare l’importanza delle radici ebraiche del cristianesimo». «Siamo impegnati a vivere un’autentica fraternità con il popolo dell’Alleanza, perché crediamo in quello che abbiamo imparato da loro: che gli esseri umani, di ogni origine, lingua, cultura, siano chiamati a vivere per sempre in una comunione dove ciascuno sarà dato a tutti e tutti a ciascuno». «Se la fede in Gesù ci distingue e ci separa — affermano i vescovi francesi — ci obbliga anche, nel ricordo delle ore terribilmente buie della storia e tenendo conto delle vittime della Shoah e degli omicidi antisemiti degli ultimi decenni, a riconoscere che la guarigione dall’antisemitismo e dall’antigiudaismo è il fondamento indispensabile di una vera fratellanza su scala universale». Una guarigione, questa, che necessita di «un percorso impegnativo in cui tutti gli esseri umani devono aiutarsi a vicenda», iniziando con una «resistenza spirituale all’antisemitismo.
2 febbraio 2021. Karachi (Agenzia Fides) – “A nessuno dev’essere permesso di farsi giustizia da sè, nè abusare delle leggi sulla blasfemia. Tutte le organizzazioni religiose e i leader hanno condannato le torture inflitte all’infermiera cristiana in ospedale. Il Governo del Pakistan non tollererà questi abusi”: come appreso dall’Agenzia Fides, è quanto ha dichiarato Hafiz Tahir Mehmood Ashrafi, assistente speciale al Primo Ministro per l’armonia religiosa. Hafiz Tahir Mehmood Ashrafi, religioso musulmano a capo del Consiglio degli Ulema del Pakistan, ha espresso indignazione e dolore per il trattamento violento riservato a Tabitha Nazir Gill, donna cristiana accusata di blasfemia il 28 gennaio mentre lavorava al Sobhraj Maternity Hospital il 28 gennaio, e ha promesso una attenta indagine sull’incidente, per scandagliare ogni abuso.
Tabitha Nazir Gill è stata accusata di aver commesso blasfemia dai suoi colleghi il 28 gennaio mattina, dopodiché è stata trascinata sul pavimento dell’ospedale, percossa, minacciata, legata e torturata per ore fino a quando la polizia non ha raggiunto l’istituto e l’ha presa in custodia. I funzionari di polizia, dopo una prima indagine, l’avevano rilasciata senza alcun addebito, ma il giorno successivo hanno registrato una denuncia contro dei lei dopo le proteste dei gruppi musulmani, che la accusano di aver usato pronunciato dispregiativi sui profeti Adamo, Abramo e Maometto, reato punibile secondo l’articolo 295 C del Codice penale pakistano. Il leader islamico Allama Shehryar Raza Abidi ha condannato l’attacco e la violenza e, in un videomessaggio consultato da Fides, afferma: “È stato vergognoso vedere donne musulmane che picchiano una donna cristiana e usano un linguaggio offensivo verso di lei. Quella violenza mostra il loro estremismo e fondamentalismo, che non sono insegnamenti dell’Islam, e comunica un messaggio e un’immagine sbagliata dell’Islam. Questo fondamentalismo non ha nulla a che fare con l’Islam, che non diffonde violenza”. Condividendo le sue preoccupazioni sul recente caso di Tabitha Gill, Shehryar Raza Abidi cita uccisioni extragiudiziali avvenute in passato, ricordando il caso del governatore del Punjab, Salam Taseer, ucciso nel 2011, che aveva solo rimarcato l’ uso improprio delle leggi sulla blasfemia . E aggiunge: “Se poi si trasformano gli assassini in eroi dell’Islam, è un’altra cosa triste che rovina l’immagine dell’Islam e del Pakistan. L’Islam ci insegna a stare con gli oppressi, ad opporci alla violenza, a proteggere i deboli: come seguaci del Profeta Maometto, dobbiamo essere misericordiosi”. Il leader musulmano, esprimendo preoccupazioni per il crescente estremismo e fondamentalismo nel paese, chiosa: “Le azioni violente non offrono il vero messaggio dell’Islam e danneggeranno anche le nostre generazioni future. Esorto tutti i miei fratelli musulmani ad essere messaggeri di misericordia e amano testimoniare l’autentico Islam ”.
4 febbraio 2021. Il Santo Padre ha commemorato la Giornata Internazionale della Fratellanza Umana con il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, in un incontro virtuale il 4 febbraio, data istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per questa occasione. L’evento si è tenuto ad Abu Dhabi, alla presenza dello Sceicco Mohammed Bin Zayed. La celebrazione della prima Giornata Internazionale della Fratellanza Umana, istituita il 21 dicembre 2020 dalle Nazioni Unite e in ricordo della firma del Documento sulla Fratellanza umana per la Pace mondiale e la Convivenza comune, in una modalità virtuale, con la partecipazione di Papa Francesco che di quel testo fu il firmatario e l’anima, insieme al Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb. Un documento pensato e scritto quasi in un anno e mezzo. Anche il Consiglio mondiale delle Chiese ha partecipato alle celebrazioni per la Giornata internazionale della fratellanza umana. Il segretario generale ad interim del Wcc, il rev. Ioan Sauca, ha offerto un saluto all’Alto Comitato per la fratellanza umana di cui il Consiglio mondiale delle Chiese è membro, con un video messaggio rivolto in particolare a Papa Francesco e al gran Imam al-Tayyeb nel corso dell’iniziativa promossa domani da Al Azhar, Vaticano e ad altre figure e istituzioni religiose e culturali mondiali. Nel video messaggio, il reverendo sottolinea l’importanza della risoluzione Onu che ha stabilito la Giornata internazionale per la fratellanza umana, il valore dell’incontro online per commemorare il firma del Documento di Abu Dhabi e la necessità di promuovere oggi il principio dell’unità degli esseri umani in tutte le loro diversità. Il Consiglio mondiale delle Chiese ha quindi invitato tutte le sue Chiese membro ad unirsi in preghiera ed ha lanciato un appello affinché i cristiani nel mondo promuovano “il dialogo interreligioso e interculturale” per favorire i valori della “tolleranza, il rispetto reciproco e la diversità delle religioni e delle credenze”. Il rev. Sauca si è unito ad altri leader religiosi, dell’Onu e per i diritti civili ad un evento online ospitato dalla Missione permanente degli Emirati Arabi Uniti presso le Nazioni Unite a Ginevra ed è intervenuto ad una tavola rotonda sul tema “Human Fraternity for Working Together to Achieve a Better Future”. «Oggi la fratellanza è la nuova frontiera dell’umanità». Nelle parole del Papa c’è tutto il senso della prima Giornata internazionale della Fratellanza umana, celebrata oggi in modalità virtuale per iniziativa del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, dell’Alto comitato per la Fratellanza umana, e dello sceicco emiratino Mohammed bin Zayed, a due anni esatti da quel 4 febbraio 2019 in cui Francesco firmò ad Abu Dhabi con il Grande imam di Al-Azhar, l’ormai storico Documento sulla Fratellanza umana per la Pace mondiale e la Convivenza comune. Divisi da uno schermo ma uniti dal comune anelito di speranza per un mondo in cui la religione non sia motivo di odio o di violenza, lo stesso vescovo di Roma e il leader dell’istituzione accademica sunnita del Cairo si sono ritrovati con altri protagonisti di questo sforzo di costruzione della pace, come il segretario generale dell’Onu Guterres, insignito del Premio Zayed per la Fratellanza umana 2021 insieme con Latifa Ibn Ziaten, la madre franco-marocchina che ha perso il figlio in un attacco terroristico e ora si batte contro il radicalismo. Perché, ha ammonito il Papa, «O siamo fratelli o ci distruggiamo a vicenda».
12 febbraio 2021. «La persistente crisi sanitaria globale ha dolorosamente evidenziato l’urgente necessità di promuovere una cultura dell’incontro per l’intera umanità»: è quanto ribadisce il Papa nel discorso consegnato alla delegazione dell’Istituto europeo di Studi internazionali ricevuta in Vaticano. Accompagnati dal cardinale Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma, i delegati hanno presentato un volume che raccoglie i frutti dell’incontro svoltosi nella capitale svedese a fine 2019 sul tema dell’importanza delle relazioni internazionali e del dialogo interreligioso per la pace.
12 febbraio 2021. Hong Kong (AsiaNews) – Almeno 2 miliardi di persone nei Paesi dell’estremo oriente e del sudest asiatico celebrano oggi il Capodanno lunare: non solo la Cina, la Corea, il Giappone, il Vietnam, ma anche tutti quei Paesi dove si trova una percentuale considerevole di migranti cinesi: Myanmar, Thailandia, Indonesia, Malaysia, Singapore. Molto spesso le feste per il Capodanno sono le uniche feste che sono concesse ai lavoratori e durano almeno 15 giorni, fino alla festa delle Lanterne. Ogni anno è sotto l’influenza di uno dei 12 animali dello zodiaco. Quest’anno è l’anno del Bue (o del Bufalo), che durerà fino al 31 gennaio 2022. Secondo le tradizioni astrologiche cinesi, il bue è un animale che lavora con impegno e capace di resistere a ogni difficoltà, un animale capace di portare frutti, stabile e determinato. Per questo, esso promette bene in un anno ancora segnato dagli effetti della pandemia da coronavirus. Gli inizi non sono però promettenti. In Cina il governo ha sconsigliato ogni viaggio. Di solito, prima della festa del Capodanno, centinaia di milioni di migranti ritornano al loro villaggio per fare festa insieme alle loro famiglie. Ma quest’anno, molti di loro passeranno le feste nei luoghi di lavoro, perdendo l’unica occasione in un anno di vedere i figli e i genitori. Viaggi bloccati anche in Indonesia e Vietnam, come pure ad Hong Kong. I viaggi all’estero sono frenati a causa delle quarantene richieste all’andata e al ritorno. Perfino a Macao, i casinò, di solito pieni per “provare la fortuna nel nuovo anno”, rimarranno pressoché vuoti. Per tutto il 2020 i casinò della ex colonia portoghese hanno perduto il 63% degli introiti. Forse è proprio a causa dell’atmosfera grigia che si respira, i pronostici astrali per i superstiziosi sono pieni di grandi promesse: l’anno che è iniziato sarà “pieno di fortuna”, “con un lavoro che sarà ricompensato”, “capace di attrarre prosperità e successo”. Per facilitare la fortuna, si consiglia di vestire con colori giallo e verde e di indossare gingilli metallici. Anche in amore tutto sarà magnifico perché questo anno rafforzerà i rapporti di amicizia e di amore. E – si assicura – “non vi sarà alcun evento esplosivo o catastrofico”: insomma, tutto il contrario di quanto è successo nel 2020. Come è ormai tradizione, anche il papa fa gli auguri per il Capodanno lunare. All’udienza del 10 febbraio scorso, papa Francesco ha detto: “Nell’Estremo Oriente e in varie parti del mondo, il prossimo venerdì 12 febbraio molti milioni di uomini e donne celebreranno il Capodanno lunare. A tutti loro e alle loro famiglie desidero inviare il mio cordiale saluto, unitamente all’augurio che il nuovo anno porti frutti di fraternità e solidarietà. In questo particolare momento, nel quale forti sono le preoccupazioni per affrontare le sfide della pandemia, che tocca non solo il fisico e l’anima delle persone ma influisce anche sulle relazioni sociali, formulo l’auspicio che ognuno possa godere di piena salute e di serenità di vita. Mentre invito, infine, a pregare per il dono della pace e di ogni altro bene, ricordo che essi si ottengono con bontà, rispetto, lungimiranza e coraggio, non dimenticando mai di avere una cura preferenziale verso i più poveri e i più deboli”.
12 febbraio 2021. Kuching (Agenzia Fides) – Rivolgere un messaggio di auguri per il Capodanno cinese e pregare per la protezione di tutte le famiglie: è l’iniziativa dei Vescovi della Malaysia che vedono nella ricorrenza del nuovo anno lunare un’opportunità per rinnovare fede, speranza e carità.
Come comunicato a Fides, l’Arcivescovo di Kuching, Simon Poh, gli Arcivescovi emeriti Peter Chung e John Ha, hanno rivolto, insieme ai sacerdoti e ai religiosi, uno speciale messaggio di auguri a tutti i cattolici. L’anno lunare del toro 2021 sarà ricordato dai cattolici come un anno in cui hanno dovuto rinunciare alla tradizione di partecipare a una messa di ringraziamento per il capodanno cinese in chiesa, alla consueta benedizione di Capodanno. Fatta eccezione per le messe in live streaming, tutte le celebrazioni in chiesa sono state sospese dal 13 gennaio in base ai protocolli sanitari in vigore nello stato, a causa del Covid-19.
I Vescovi impartiscono la benedizione nello speciale messaggio: “Che il Signore benedica e protegga te e la tua famiglia. Possa Lui far risplendere il Suo volto su di te e mostrarti la Sua misericordia. Possa Egli rivolgere il Suo volto verso di voi e darvi la sua pace” si legge. I leader della Chiesa augurano “prosperità e felicità per tutti i popoli e protezione continua nell’attuale pandemia”, auspicando che si possa “prosperare in tutti i tipi di buone opere e nella pratica dei valori cristiani”. Il messaggio invita le famiglie a pregare a casa durante la cena, mentre le persone celebrano il capodanno cinese. Anche l’Arcivescovo John Wong, di Kota Kinabalu, afferma, in un messaggio inviato a Fides che “mentre le persone celebrano il capodanno cinese abbiano speranza, pace e buona salute”. “È usanza delle persone di lingua e cultura cinese salutarsi a vicenda con gli auguri all’inizio del nuovo anno, nella speranza che questi auguri ci aiutino a prevenire qualsiasi avversità nei giorni a venire”, ha scritto. Dice l’Arcivescovo Wong: “Come recita un detto cinese: Gli uomini non prosperano tutto il tempo, e i fiori non sbocciano per sempre. Tuttavia, nella nostra vita, i buoni auspici non bloccano tutte le avversità. Non viviamo negando il male, ma restiamo radicati nel bene mentre affrontiamo e accettiamo coraggiosamente tutto ciò che deve venire” ha aggiunto, invitando a “confidare sempre in Dio Padre misericordioso”. “La pandemia ci riporta alla verità dell’umiltà e della fragilità degli esseri umani. Come dice un altro significativo proverbio cinese: coloro che obbediscono a Dio prospereranno, mentre quelli che si ribellano muoiono” scrive l’Arcivescovo Wong, invitando tutti a “riconciliarsi con Dio e prendersi cura della Terra”. Il testo invita in conclusione a ricordare nella preghiera “i nostri lavoratori in prima linea – i medici, gli infermieri, gli agenti di polizia e il vario personale di servizio, per la loro dedizione e sacrifici. Rispettiamo rigorosamente le procedure per proteggere noi stessi e tutte le persone”, nella certezza che il bene trionfa sempre sulle tenebre e che il futuro sarà luminoso.
15 febbraio 2021. “Da vero credente e uomo di preghiera ha testimoniato la pace e l’amore fra gli uomini e tante volte abbiamo insieme condiviso le gioie, le sofferenze e i drammi della nostra gente, soprattutto dei poveri e degli ultimi”. Lo scrive il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, nel messaggio rivolto alla famiglia dell’imam di Perugia, Abdel Qader Mohamad, morto nella serata di sabato all’ospedale cittadino dove era ricoverato in Terapia intensiva perché affetto da polmonite interstiziale da Sars-CoV-2 aggravatasi negli ultimi giorni. Nell’esprimere il suo profondo cordoglio e quello della Chiesa diocesana, Bassetti prosegue: “Ringrazio il Signore per avermi fatto incontrate questo fratello con il quale ancora, soprattutto nei primi anni del mio episcopato perugino, ci siamo tante volte confrontati”. Per lui – evidenzia il presule – “le vere distanze fra uomo e uomo non erano quelle determinate dalla differenza di religione e di credo, ma dalla capacità di amare”. “Caro Abdel, ti ho ricordato tante volte nella preghiera in questi giorni – ricorda il cardinale a conclusione del messaggio –, perché tu potessi rimanere fra noi, ma sappiamo che ‘le vie dell’Onnipotente non sono le nostre vie e i suoi pensieri distano dai nostri quanto il Cielo dista dalla terra’”. Al cordoglio per la morte dell’imam si uniscono anche don Mauro Pesce, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, e Annarita Caponera, presidente del Centro ecumenico ed universitario “San Martino” e del Consiglio delle Chiese cristiane di Perugia: “Il dottor Qader è stato una guida illuminata e saggia della comunità islamica perugina, uomo di grande fraternità, umanità e generosità con un amore infinito per il prossimo”. Anche grazie a lui “la cultura dell’incontro e del dialogo, che è alla base della fratellanza umana come più volte ha sottolineato Papa Francesco, ha potuto compiere passi in avanti”.
25 febbraio 2021. La festività ebraica di Purim (in ebraico פורים, Sorti) cade il giorno 14 del mese ebraico di Adar. Ricorda eventi narrati nella Meghillà di Estèr, avvenimenti che risalgono a 5 secoli prima dell’Era Volgare. A Gerusalemme, a Susa (capitale della Persia) e nelle città cinte da mura ai tempi di Giosuè, la festa durava 2 giorni e si concludeva probabilmente al tramonto del 15 di Adar. Il digiuno del giorno precedente ricorda quello fatto da Ester e Mardocheo per invocare aiuto divino nel far cambiare idea al Re Assuero, quando il perfido Amàn, consigliere del Re di Persia Assuero (Serse I), tramando per liberarsi degli ebrei, convinse inizialmente il Gran Re a ucciderli tutti. La moglie del Re, Ester, riuscì a ribaltare le sorti e a salvare il popolo ebraico residente nei territori della Persia. Questo digiuno viene quindi chiamato Digiuno di Ester e dura dall’alba fin dopo tramonto, a sera inoltrata25 febbraio 2021. Incontro interreligioso del gruppo ‘Spirito di Assisi’ che fa parte del Centro studi francescani per il dialogo interreligioso e le culture. L’incontro, sul tema ‘Pace e fiducia tra i popoli: dialogo tra le religioni’, è stato trasmesso in diretta Facebook. All’incontro sono intervenuti il teologo don Edoardo Scognamiglio direttore del Centro Studi, il rev Li Xuanzong prefetto generale dei taoisti d’Italia, Amedeo Imbimbo presidente nazionale della comunità Sangha Rimè del buddhismo tibetano, Bezad Mirzaagha e Caterina Cirma, Silvio Cossa e Angela Furcas di fede Baha’i, il pastore luterano Ulrich Hossbach che guida la comunità di Torre Annunziata, Enzo Busiello resposabile regionale del Gruppo eumenico di Taizè, Lucia Antinucci coordinatrice del gruppo ‘Spirito di Assisi’. L. Antinucci ha introdoto l’incontro evidenziando il pensiero di Papa Francesco sul tema della serata. Durante l’incontro interreligioso del 20 ottobre 2020 promosso dalla Comunità di S. Egidio, Papa Francesco ha affermato che nessuno è esonerato dalla grave responsabilità di promuovere la pace, in quanto le gravi conseguenze della guerra ricadono su tutti: “Dio chiederà conto, a chi non ha cercato la pace o ha fomentato le tensioni e i conflitti, di tutti i giorni, i mesi, gli anni di guerra che hanno colpito i popoli!”. Nell’Enciclica ‘Fratelli tutti’ (2020) il pontefice ha sottolineato che la pace non s’improvvisa, richiede un impegno costante, quotidiano, da parte di tutti. Occorre essere artigiani di pace, occorre realizzare l’architettura della pace (cf n. 231). Già nell’Esortazione Evangelii gaudium (2013) papa Bergoglio aveva evidenziato che il dialogo interreligioso offre un prezioso contributo alla costruzione della pace (cf. n. 250). P. E. Scognamiglio, commentando il cap. VIII dell’enciclica Fratelli tutti, ha sottolineato come per papa Francesco le religioni sono a servizio della fraternità nel mondo, poiché esse non sono sinonimo di violenza. Il fondamento ultimo della collaborazione tra le religioni è la paternità o maternità di Dio. In tutte le religioni vi è una visione trascendente, simbolica, della persona la cui esistenza supera la realtà mondana. La religione non è mai il vero motivo della violenza, ma le ideologie che strumentalizzano i testi sacri. Occorre formare i giovani all’accoglienza, alla pace, alla solidarietà fraterna che aiuta a superare il dolore. Il Rev. Li Xuanzong ha sottolineato che si realizza la pace quando c’è rispetto per l’altro, quando viene superata l’estraneità dell’altro, passando dalla mera convivenza alla per-vivenza, cioè all’autodonazione spontanea, che scaturisce dalla spiritualità. A. Imbimbo ha messo in risalto che nel movimento Rimé si afferma che i concetti dividono, l’esperienza unisce. Egli ha citato l’incontro del lama Kalu Rinpoce, uno degli yogi contemporanei maggiormente apprezzati, che rascorse circa quindici anni in ritiro sulle montagne dell’Himalaya, nel 1971 incontrò Paolo VI. Rinpoche, gli illustrò la situazione nel Tibet e la direzione della sua attività: “Cerco di essere di beneficio per tutti gli esseri”. Il Papa parlò a sua volta delle sue preoccupazioni egli chiese di pregare affinché le persone mantengano i voti e gli impegni che si sono presi e in questo modo l’armonia regni in tutto il mondo “. Nel Dharma, ha affermato Imbimbo, il voto più importante è almeno di non fare del male agli altri, se proprio non riusciamo a fare loro del bene. La devozione dei praticanti di tutte le religioni autentiche conduce alla cessazione di qualsiasi forma di egocentrismo, all’amore e alla compassione verso tutti i viventi: questa è la base dell’universalità e dell’unità di tutte le religioni. La religione è l’ospedale del mondo. C. Cirma ha affermato che la fede Baha’i professa l’armonia tra le fedi e i popoli, l’unità del genere umano, la fratellanza fra tutti gli uomini, in quanto hanno la stessa dignità. Nella storia dell’umanità si susseguono le rivelazioni affinché si possa realizzare il risveglio, il miglioramento spirituale. A. Furcas ha testimonianza la sua esperienza di una continua ricerca della fratellanza fra tutte le fedi, sin dalla sua adolescenza. Il suo sofferto itinerario ha trovato compimento nella fede Baha’i in cui ha trovato i valori spirituali che ricercava. Il Pastore U. Hossbach ha sottolineato l’indisponibilità della pace, perché non lo possiamo possedere,è un dono che va accolto, ma che richiede un processo di crescita. In questo modo possiamo avvicinarci sempre più alla pace, con la calma, il silenzio, la fede come fiducia, l’ascolto di Dio nel nostro cuore. In questo modo ci viene donato il sostegno divino per affrontare tutte le paure. E. Busiello, partendo da una lettera di frère Roger Schultz e dal pensiero di Francesco d’Assisi, ha parlato della necessità della spiritualità, che rende possibile l’impegno per il servizio agli altri e la fraternità universale, anche con tutte le religioni. L. Antinucci ha concluso l’incontro sottolineando come per tutte le fedi il dialogo interreligioso, l’impegno per la pace universale, scaturisce da un itinerario di spiritualità, molto carente nella società attuale.
di Lucia Antinucci
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