EVENTI INTERRELIGIOS

14 luglio 2020.

Nel messaggio diffuso dal card. Charles Bo, arcivescovo di Yangon e presidente della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (FABC), nonché co-presidente di Religions for Peace (RFP ), i leader religiosi birmani di RFP, con la firma di numerosi esponenti buddisti, musulmani induisti e cristiani, tra i quali i vescovi cattolici, in vista del voto di novembre nel paese, hanno scritto: “Facciamo nascere un nuovo Myanmar di speranza, pace e prosperità mentre marciamo verso l’obiettivo della democrazia attraverso le elezioni”. Il messaggio è stato intitolato ‘Seize this opportunity!’Cogli questa occasione!’.

13 luglio 2020. Il Consiglio delle Chiese del Medio Oriente (MECC, Middle East Council of Churches) in un comunicato, in cui si deplora con fermezza l’ennesimo cambio di destinazione d’uso dell’antica basilica cristiana, sancito dal Presidente turco Recep Tayyip Erdogan per riutilizzare come moschea il complesso monumentale di Ayasofia ad Istanbul, ha affermato che tale decisione rappresenta “un attacco alla libertà religiosa”, tutelata anche dalle regole internazionali. Nel suo pronunciamento, il MECC ha invocato anche su tale vicenda una presa di posizione decisa dell’ONU e della Lega degli Stati arabi, e ha suggerito pure di inoltrare ricorso presso la Corte Suprema turca per far rispettare “il simbolismo storico rappresentato dalla chiesa di Santa Sofia”. Il dato più insidioso dell’intera vicenda – viene sottolineato nel messaggio sottoscritto dal Segretario generale del MECC, la professoressa libanese Souraya Bechealany – consiste nel fatto che la decisione turca avviene in un momento storico segnato dal tentativo di far crescere i rapporti di convivenza pacifica e solidale tra cristiani e musulmani, anche alla luce del Documento sulla Fratellanza Umana per la pace nel mondo, firmato il 4 febbraio 2019 a Abu Dhabi da Papa Francesco e dallo sheikh Ahmed al-Tayyeb, Grande Imam di al Azhar. La mossa compiuta dalla leadership turca su Ayasofia – ha rimarcato la dichiarazione del MECC – rappresenta un duro colpo per tutte le iniziative di dialogo islamo-cristiano avviate negli ultimi tre decenni, anche come risposta alle insidie dell’estremismo e del fanatismo settario. Anche il Patriarcato caldeo ha espresso “tristezza e dolore” per la sorte del monumento che era diventato un simbolo della possibile convivenza solidale tra cristianesimo e islam, per affrontare insieme i conflitti di matrice pure religiosa e la minaccia globale della pandemia. Nel suo pronunciamento il Patriarcato caldeo ha affermato:  “I musulmani di Istanbul non hanno bisogno di una nuova moschea a Istanbul, dove ci sono già innumerevoli moschee”. I capi della Chiesa caldea, guidata dal Patriarca Louis Raphael Sako, hanno deplorato che il Presidente turco Erdogan non abbia preso in minima considerazione il fatto che la sua scelta sarebbe stata accolta con rammarico da parte di milioni di cristiani in tutto il mondo, dimenticando anche l’accoglienza fraterna riservata da tanti cristiani agli immigrati islamici giunti in Europa dopo viaggi difficili e pericolosi. Il pronunciamento della Chiesa caldea si è concluso con un’invocazione rivolta a Dio Onnipotente, affinché sia Lui a liberare l’umanità ”dall’estremismo e dalla politicizzazione delle religioni”.

16 luglio 2020. Dopo i violenti disordini nella capitale del Mali, i  leader religiosi hanno invitato alla calma e al dialogo. Il presidente dell’Alto Consiglio Islamico, Cherif Ousmane Madani Haidara, il cardinale Jean Zerbo, arcivescovo di Bamako, ed il presidente dell’Associazione dei gruppi delle Chiese e delle missioni protestanti evangeliche, Nouhou Ag InfaYattara, si sono rivolti alla popolazione  attraverso i canali dell’emittente pubblica Ortm. Il cardinale Zerbo, in particolare, ha affermato che il Mali non merita ciò che sta accadendo; si è detto addolorato per le vittime degli scontri ed ha esortato a pacifici accordi. Il presidente dell’Alto Consiglio islamico ha aggiunto che la situazione attuale non farà che aggravare le difficoltà del Paese: “Chiedo ai cittadini di calmarsi, qualunque siano le difficoltà, quando si comincia un vero dialogo può esserci una soluzione”. Il leader musulmano ha anche sollecitato il governo ad assumersi le proprie responsabilità, ponendosi a servizio dei cittadini, ed ha chiesto il rilascio degli esponenti dell’M5-RFP, arrestati durante le manifestazioni dei giorni scorsi. Da parte sua, il presidente dell’Associazione dei gruppi delle Chiese e delle missioni protestanti evangeliche ha esortato i cristiani a pregare per la pace nel Mali, domandando in particolare a tutti i cristiani evangelici di pregare per le famiglie che hanno subito lutti ed per una pronta guarigione di quanti sono rimasti feriti.

17 luglio 2020. La Commissione degli episcopati dell’Unione europea (COMECE) ha puntualizzato la questione di Santa Sofia, in seguito alla decisione turca di trasformarne il suo status da museo a moschea. Don Barrios Prieto, segretario generale della COMECE ha affermato che “è un colpo al dialogo interreligioso”, ed ha richiamato l’attenzione riguardo a un rapporto della Commissione europea del 2019, secondo cui questo dialogo affronta “un serio problema” in Turchia, per l’incitamento all’odio e le minacce contro le minoranze nazionali, etniche e religiose. In tale documento si affermava che, nonostante “le continue discussioni tra rappresentanti del governo e delle minoranze, attacchi o atti di vandalismo i luoghi di culto delle minoranze sono continuati e devono essere indagati”, mettendo in luce problemi come la questione dei diritti di proprietà delle minoranze non musulmane, per cui sarebbe necessaria “una revisione della legislazione relativa a tutte le questioni relative ai diritti di proprietà” e allo stesso tempo l’introduzione di una normativa che permetta a tutte le comunità religiose non musulmane di vedere riconosciuta la propria personalità giuridica”.


19 luglio 2020. In occasione del 70° anniversario della fondazione del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi (ZJD), il presidente della Conferenza episcopale tedesca (DBK), mons. Georg Bätzing, ha inviato una lettera di congratulazioni al presidente dell’assise ebraica, Josef Schuster. Nella lettera Bätzing ha espresso l’apprezzamento per la vita ebraica in Germania e ha sottolineato i compiti del ZJD che sono stati sempre validi: “Sin dall’inizio, il Consiglio centrale ha affrontato la sfida di rafforzare l’unità della comunità ebraica alla luce delle diverse origini ed esperienze, delle caratteristiche culturali e religiose differenti”. Per il vescovo Bätzing è stata importante anche l’integrazione di diverse correnti religiose nella comunità ebraica, la fondazione di nuove sinagoghe, l’Università per gli studi ebraici di Heidelberg, due seminari rabbinici e molto altro. Il presidente della DBK ha sottolineato pure  la vitalità intellettuale e spirituale dell’ebraismo in Germania; negli ultimi decenni “le voci ebraiche che hanno attirato l’attenzione pubblica sui gruppi e sui movimenti estremisti di destra e antisemiti hanno avuto un ruolo importante nello sviluppo di una cultura democratica in questo Paese. Ultimo ma non meno importante, questo include il dibattito pubblico sul nazionalsocialismo e l’assassinio di ebrei europei, che il Consiglio centrale ha ripetutamente accompagnato con le sue stesse dichiarazioni”. Il vescovo Bätzing ha richiamato pure il cambiamento fondamentale nelle relazioni tra cristiani ed ebrei negli ultimi 70 anni e ha deplorato che l’anniversario del Consiglio centrale sia stato segnato da un aumento degli attacchi antisemiti: “Gli attacchi agli ebrei sono attacchi alla nostra democrazia e alla nostra convivenza”.

22 luglio 2020. Alla vigilia della cerimonia ufficiale di conversione della basilica di Santa Sofia in moschea (24 luglio), in occasione delle preghiere del venerdì, sono arrivate le prime importanti reazioni anche dal mondo musulmano. La voce più autorevole è quella di Mohamad Abdel Salam, segretario generale dell’Alto Comitato per la Fratellanza umana (Higher Committee of Human Fraternity, HCHF), consigliere speciale del grande imam di al Azhar, Ahmed Al-Tayeb, e consigliere speciale del Consiglio musulmano degli anziani. Abdel Salam è stato il firmatario di una lettera che ha accompagnato  una Dichiarazione dell’Alto Comitato per la Fratellanza umana, scritta a sostegno della richiesta del Consiglio mondiale delle Chiese (WCC) al presidente turco Erdogan, affinché Santa Sofia mantenga la sua vocazione a essere “luogo di apertura, incontro e ispirazione per persone di tutte le nazioni e religioni”. “In riconoscimento del valore culturale e spirituale che Hagìa Sophia ricopre per l’umanità in tutto il mondo – ha scritto Abdel Salam -, sosteniamo il vostro appello affinché siano evitate le divisioni e sia promosso il rispetto e la comprensione reciproci tra tutte le religioni; mi fa piacere allegare una copia della Dichiarazione dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana in merito a questo problema”. La dichiarazione dell’Alto Comitato ribadisce che i luoghi di culto devono sempre rimanere un messaggio di pace e amore per tutti i credenti. L’HCHF ha invitato “tutti a evitare qualsiasi passo che possa minare il dialogo interreligioso e la comunicazione interculturale e che possa creare tensioni e odio tra i seguaci di diverse religioni, confermando la necessità dell’umanità di dare priorità ai valori della convivenza”. Il WCC ha informato di aver ricevuto il sostegno anche di Hafid Ouardiri, direttore della Fondazione musulmana di Ginevra, membro fondatore e vicepresidente della Piattaforma interreligiosa di Ginevra: “Vorrei esprimere il mio pieno appoggio alla lettera indirizzata al presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, dal rev. Ioan Sauca, segretario generale ad interim del Consiglio mondiale delle Chiese a Ginevra, sulla conversione di Hagia Sofia in una moschea […]. Come musulmano, come molti altri in tutto il mondo, preghiamo che Hagia Sofia, in Turchia, rimanga ciò che è sempre stata dal 1934 e cioè un crocevia di conoscenza, luce, saggezza e pace per tutta l’umanità”. Ioan Sauca, segretario generale del WCC ha affermato di essere “sorpreso e grato delle reazioni diffuse di solidarietà e sostegno” che il WCC ha ricevuto “più di quanto ci saremmo mai aspettati”. Egli ha aggiunto: “Musulmani e cristiani hanno vissuto fianco a fianco nel corso della storia in Medio Oriente e, sulla base della loro comune affermazione dell’amore di Dio e del prossimo, hanno trovato modi di convivenza, cooperazione e sostegno reciproco”.

30 luglio 2020. Il Patriarca caldeo Louis Raphael Sako ha indirizzato agli “amati fratelli musulmani”di Baghdad  il messaggio di saluto e augurio che dalla sera del 30 luglio hanno iniziato le celebrazioni di Eid al Adha, la festa del sacrificio. “Tale festa islamica – ha scritto il patriarca iracheno – quest’anno si celebra in mezzo a condizioni dure, mentre la vita dei cittadini e sotto il peso crescente dell’emergenza sanitaria e della stretta sociale”. La festa di Eid al Adha vuole commemorare la prova di obbedienza a Dio resa da Abramo, mostratosi pronto a sacrificare la vita del figlio Isacco, se ciò corrispondeva al volere di Dio, ha commentato il Patriarca caldeo “è un invito a tornare in se stessi, per pentirsi e  rinnovarsi, sacrificando gli interessi privati o della propria fazione, per il bene e la crescita del nostro Paese e per custodire la dignità dei nostri cittadini”. Tale festa – ha continuato – rappresenta “un’opportunità per unire le energie in spirito di responsabilità nazionale, cooperando con l’attuale governo e con tutte le persone di buona volontà, per superare la pandemia del coronavirus e tutte le altre emergenze”.


31 luglio 2020. In occasione dell’Eid al-Adha, i vescovi francesi – a firma di padre Vincent Feroldi, direttore del Servizio nazionale per i rapporti con i musulmani – hanno rivolto un messaggio ai musulmani, ricordando la sofferenza provocata dal coronavirus e l’unità delle fedi, dinanzi alla pandemia, nel preservare il bene comune attraverso un comune atteggiamento civico. La sofferenza provocata dalla pandemia da coronavirus ha avvicinato il mondo cattolico e quello islamico: “Credenti nell’Unico Dio, abbiamo dovuto combinare la pratica delle nostre rispettive fedi con un comune atteggiamento civico per preservare il bene e la vita di tutti – sottolinea il messaggio – confinati, abbiamo dovuto reinventarci per continuare a vivere l’atteggiamento fondamentale del credente, che è quello di essere in relazione con Dio attraverso la preghiera, di prestare molta attenzione al prossimo attraverso l’ascolto, la condivisione, la solidarietà e la preoccupazione, e di promuovere la vita in ogni sua forma”. Nel messaggio i vescovi francesi hanno ricordato poi con dolore la morte di tante persone contagiate dal Covid-19 ed hanno espresso gratitudine a “coloro che hanno compiuto tanti sforzi di dedizione e altruismo: medici, infermieri, autisti di ambulanze, negozianti, insegnanti, impiegati comunali…”. Nonostante il difficile contesto, ha proseguito il messaggio, “abbiamo trovato modi nuovi e belli per essere in comunione tra di noi nel momento delle grandi feste religiose, sia cristiani che musulmane o ebraiche”, dedicando anche “più tempo alla lettura ed alla meditazione dei nostri Testi Sacri”. Tornando a vivere in pienezza le festività religiose, l’auspicio dei vescovi d’Oltralpe è stato quello che “possa proseguire la dinamica iniziata durante tutto il periodo di lockdown tra i leader delle diverse tradizioni religiose presenti in Francia, così da superare, insieme a tutti i nostri concittadini la pandemia da coronavirus”. La preghiera a “Dio Onnipotente” è che “ci tenga uniti nella fiducia per continuare il nostro pellegrinaggio sulla terra, operando per renderlo ogni giorno più fraterno e solidale”. “Buona festa di Eid al-Adha! – ha concluso il messaggio – Dio benedica voi, le vostre famiglie e le vostre comunità”.

18 agosto 2020. Su invito dell’arcivescovo di Minsk, mons. Tadeusz Kondrusiewicz, rappresentanti di varie denominazioni cristiane, ebrei e musulmani si sono riuniti a Minsk per una preghiera per la Bielorussia, in contemporanea all’iniziativa europea, promossa in solidarietà con il popolo bielorusso dalle Commissioni europee per la Giustizia e la Pace. “Cari fratelli e sorelle – ha detto l’arcivescovo – stiamo attraversando un momento molto difficile della storia del nostro Paese. Il fratello ha alzato la mano contro suo fratello: in una mano una pietra, nell’altra un’arma. Non sappiamo cosa potrebbe succedere domani “. Egli ha ricordato che non è stata la prima volta che i leader religiosi si sono incontrati per pregare; a marzo, infatti,  si erano dati appuntamento per chiedere la liberazione dalla pandemia di coronavirus. Questa volta, ha detto mons. Kondrusiewicz, il Paese sta affrontando una “pandemia di menzogne ​​e odio che sta distruggendo il Paese […]. Possa il nostro incontro di oggi aiutarci a costruire uno spirito di solidarietà tra di noi, tra persone di diverse lingue, diverse religioni ma tutti cittadini del nostro Paese. Abbiamo tutti un passaporto, apparteniamo a un solo Paese e dobbiamo formare un’unica famiglia. È molto importante stare insieme e chiedere al Padre celeste il dono dell’unità”. Alla preghiera è intervenuto anche il rappresentante della Chiesa ortodossa bielorussa, l’arciprete Alexander Shymbalyo, a nome dell’esarca patriarcale di tutta la Bielorussia, il metropolita Pavel di Minsk e Zaslavl. Anche la Chiesa ortodossa ha lanciato un appello alla pace: “Tutte le questioni possono essere risolte pacificamente e, cosa più importante, preghiamo Dio di cambiare gli animi e i cuori di quelle persone che hanno intrapreso il percorso della crudeltà, dell’odio; solo insieme, l’intero Paese può essere guarito”. Il rabbino capo Ryhor Abramovich, che al termine del suo discorso ha intonato una preghiera in ebraico, ha invocato la  “Misericordia” e il “giudizio”. Infine, ha preso la parola il presidente del Consiglio degli imam Dmitry Radkevich, esprimendo un augurio di pace e “la fine della violenza, per un futuro luminoso del Paese”.

27 agosto 2020. E’ stato diffuso il documento congiunto del WCC e del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso (PCID), dal titolo ‘Servire un mondo ferito nella solidarietà interreligiosa. Una chiamata cristiana alla riflessione e all’azione durante il covid-19 e oltre’. Il documento ha lo scopo di incoraggiare le Chiese, le comunità e le organizzazioni cristiane a riflettere sull’importanza della collaborazione tra le religioni in un mondo ferito dalla pandemia, per offrire una base cristiana alla “solidarietà interreligiosa”, capace di ispirare e confermare l’impegno al servizio di un’umanità che porta i segni della crisi provocata dal virus e di molte altre ferite. La pubblicazione, suddivisa in cinque sezioni, intende essere utile anche a coloro che professano altre religioni e che di fronte all’emergenza hanno dato risposte analoghe, a partire dalle proprie tradizioni di fede, per sviluppare nuove forme di solidarietà e per ripensare il mondo post-covid-19. Il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del PCID, ha ricordato in proposito che il servizio e la solidarietà cristiani in un mondo ferito fanno parte dell’agenda del Pontificio Consiglio e del WCC fin dallo scorso anno. La pandemia non ha fatto altro che dare impulso a questo progetto e a incoraggiare l’elaborazione di “una risposta ecumenica e interreligiosa tempestiva”. Questa crisi, ha spiegato il cardinale, “ha messo a nudo le ferite e la fragilità del nostro mondo, rivelando che le nostre risposte devono essere offerte in una solidarietà inclusiva, aperta ai seguaci di altre tradizioni religiose e alle persone di buona volontà, tenendo conto della preoccupazione per l’intera famiglia umana”. Il segretario generale ad interim del WCC, Ioan Sauca, ha affermato che il dialogo interreligioso è vitale per guarire dalle ferite e per prendersi cura gli uni degli altri a livello globale: “Di fronte alla pandemia covid-19, i membri della famiglia umana stanno facendo fronte insieme a una chiamata senza precedenti per proteggersi vicendevolmente e per guarire le nostre comunità […]. Il dialogo interreligioso — ha aggiunto — non solo aiuta a chiarire i principi della nostra fede e della nostra identità di cristiani, ma allarga anche la nostra comprensione delle sfide e delle soluzioni creative che altri potrebbero avere”. Nel maggio 2019 il PCID e il WCC avevano pubblicato il documento Educazione alla pace in un mondo multireligioso: una prospettiva cristiana.

di Lucia Antinucci

 

 

 

 

 

 

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