Il terzo forum del Centro studi francescani per il dialogo interreligioso e le culture si è svolto sabato 23 novembre, sul tema Mens sana in corpore sano, affrontato in modo chiaro ed efficace dal prof. Clemente Sparaco. Salutando i convenuti, il teologo don E. Scognamiglio, direttore del Centro studi, ha sottolineato l’importanza della prospettiva antropologica, che richiama il tema etico della libertà, della verità, della giustizia, dell’inclusività tra il benessere personale e quello sociale.
Il prof. Sparaco, che si è rifatto soprattutto al teologo Romano Guardini, ha delineato brevemente un excursus filosofico sulla tematica, partendo da Platone, con il suo dualismo tra anima e corpo, che ha affermato la visione negativa del corpo, considerato prigione e tomba dell’anima. L’anima è vista da Platone in conflitto con il corpo, poiché combatte le sue tendenze e impulsi. La nascita è considerata una caduta; l’unione tra l’anima e il corpo è solo provvisoria. L’anima, invece, è immortale, in quanto è proiettata verso il mondo delle idee e con la reincarnazione (metempsicosi) trasmigra di corpo in corpo.
L’antropologia biblica – ha sottolineato il prof. Sparaco – è unitaria. L’identità personale è unitaria ed è costituita da varie dimensioni (nefesh, basar, ruah). L’uomo è terra (hadam) e ruah (soffio vitale, spirito). Per il Nuovo Testamento la sarx indica l’essere umano totale nella sua fragilità; il corpo è tempio dello Spirito Santo e parteciperà alla resurrezione finale. Per San Tommaso d’Aquino l’uomo è sinolo di materia e forma, corpo e anima.
Con Cartesio ritorna il dualismo, anche se in modo diverso da Platone. Il dualismo anima/corpo è dualismo tra res cogitans e res extensa. Il corpo è dissociato dal soggetto in quanto è meccanicistico; l’io conosce se stesso senza la mediazione del corpo (mentalismo). Nell’età moderna- ha puntualizzato il prof. Sparaco – l’uomo si separa da se stesso e dal mondo; il corpo è sottoposto all’intelletto. Questa visione filosofica ha determinato la medicina a curare esclusivamente frammenti del corpo, per cui non viene curata la persona nella sua totalità. Come sviluppi estremi di tutto ciò si è determinata la specializzazione, la burocratizzazione, la tecnologizzazione della medicina moderna. La ricerca della salute è diventata un fattore patogeno ed a tutti i costi viene ricercata la forma fisica perfetta, sganciata da ogni forma esistenziale. La malattia costringe la persona a riesaminare il suo rapporto con il corpo e con la società civile, causando solitudine esistenziale.
La Fenomenologia (Husserl) ha realizzato il passaggio dal corpo oggettivo, al corpo vissuto e al corpo per l’altro. Il corpo è ritenuto da tale corrente filosofica una somma di molteplici funzioni e componenti, essendo una dato biologico, ma anche storico, culturale, con molteplici funzioni (sensomotorie, neuropsicologiche, affettive, simboliche, relazionali). L’apprendimento della modalità corporea dura per tutta la vita e attraverso il corpo si possono esprimere i propri bisogni e desideri, perché il corpo rivela l’interiorità. L’interiorità è autocoscienza della distinzione dell’uomo dalla natura e dagli altri esseri viventi. La sessualità è un elemento sostanziale dell’identità fisica e personale. L’uomo, essendo relazionalità, è diretto verso l’altro e proiettato verso l’Altrove, l’Assoluto.
Il dibattito si è soffermato sull’antropologia come recupero della socialità, della relazionalità, messa in crisi dalla schiavitù virtuale. E’ stato sottolineato anche il rapporto tra salute e malattia, la delicata relazionalità tra malato e paziente, il dolore come esperienza radicale di solitudine, d’incomunicabilità, che può essere alleviata solo dalla solidarietà sociale e amicale.
di Lucia Antinucci
Commenta per primo