Eventi interreligiosi

GIUGNO 2019

3 giugno 2019. Il movimento ‘People’s Peace Movement’, sorto nel “marzo 2018 come reazione di pace ad un attentato sanguinario che aveva provocato la morte di 16 persone a Lashkar Gah”, il 3 giugno ha organizzato una marcia verso i territori controllati dai talebani, in nome della pace, per promuovere la fine del conflitto in corso da diciotto anni.

Si è trattato di 30 persone, accompagnate anche da un cane, sfidando il caldo rovente; i musulmani del gruppo hanno rispettato anche il digiuno del Ramadan. La “carovana carovana è stata salutata con grida di gioia nei villaggi che ha percorso”, mentre è stata minacciata dai talebani e sono stati sequestrati e portati in una località sconosciuta quattro pacifisti.

4 giugno 2019. La festa di fine Ramadan, Eid al Fitr – che dura tre giorni – è stata dedicata dal COMAI –  le comunità del mondo arabo in Italia – e dal CILI, la Confederazione internazionale laica ed interreligiosa,  a papa Francesco, in quanto combatte le discriminazioni e promuove il dialogo tra le fedi. L’iniziativa ha  “ricevuto decine di adesioni da moschee e centri culturali” e “più del 95% delle organizzazioni musulmane in Italia si è detta favorevole”.

Faod Aodi, coordinatore del COMAI, ha affermato che “i reiterati messaggi di pace e di dialogo del pontefice non cadono nel vuoto. […] Arrivano sicuramente anche all’islam, facendo del bene. Dobbiamo schierarci con la Chiesa per la difesa dei cristiani e di tutti i credenti delle altre religioni. Siamo contro ogni muro di separazione […]. Egli ha aggiunto: “Come ha ripetuto anche Papa Francesco, chi ha responsabilità politica non deve trasmettere messaggi di odio. Le nostre comunità non hanno mai vissuto un momento così difficile come quello attuale. L’unica via di uscita è la fraternità: tirare le religioni dentro il calderone della politica è pericoloso, molto pericoloso”.

In occasione di tale festività, il cardinale Sako, nell’inviare il messaggio augurale ai musulmani, da lui definiti “i nostri fratelli in umanità”, ha puntualizzato: “La riconciliazione autentica, di cui l’Iraq ha urgente bisogno, si manifesta nel mettere da parte i contrasti e perdonarsi l’un l’altro con coraggio”.

Egli ha aggiunto: “Davanti alle sofferenze attraversate dal popolo iracheno negli ultimi anni – stragi, distruzioni e l’esodo forzato di buona parte della popolazione dell’Iraq settentrionale -, il patriarca caldeo ripropone come unica opzione ragionevole per il futuro la possibilità di vivere nella pace la ‘Fraternità umana’, che riconosce pari dignità, uguali diritti e uguali doveri. La nazione irachena – sottolinea il Patriarca – è “patrimonio condiviso” dai cittadini appartenenti a ogni gruppo sociale e religioso. E ora più che mai la responsabilità di garantire e favorire la convivenza tra i diversi gruppi deve ispirare la dirigenza e le istituzioni”. Il cardinale Sako, che ha invocato la benedizione di Dio con la pace per gli iracheni, per “la stabilità e il felice ritorno di molti profughi alle proprie case”, ha auspicato: “ […]confido che ognuno di noi sia in grado di riconoscere che una tale riforma deve venire dall’interno e non va affidata a altri agenti che operano dall’esterno, tenendo presente che gli iracheni non hanno più la forza di sopportare altre guerre”.

Sempre in occasione della festività di fine Ramadan, mons. Miguel Ángel Ayuso Guixot, nuovo presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, ha inviato il messaggio augurale, evidenziando: “Le paure sono insite nella nostra natura umana ma devono essere vinte. E la chiave per vincerle è la tenerezza. La tenerezza è toccare l’umanità dell’altro. È diventare compagni di viaggi di ogni essere umano”.

Il suo auspicio è che cristiani e musulmani possano promuovere la fratellanza umana, per “abbattere i muri alzati dalla paura e dall’ignoranza e cercare insieme di costruire ponti di amicizia che sono fondamentali per il bene di tutta l’umanità”. In un’intervista riguardo alla paura e alla diffidenza, Mons. Ayuso ha puntualizzato: “[…] le nostre società devono essere costruite nella diversità, conservando la nostra identità. Siamo tutti cittadini – benché credenti di diverse tradizioni religiose – chiamati a costruire la società sul bene comune, la coesione sociale a partire dalla differenza, il rispetto delle leggi del luogo. È grazie alla cittadinanza comune che ci si identifica come popolo, come nazione […]La cultura della tenerezza di cui ci parla Papa Francesco. Chiede il coraggio di andare incontro all’altro, a chi è diverso da me, a colui che è credente ma il suo credo è diverso dal mio. Chiede anche l’impegno a costruire insieme la società nello spirito dell’amicizia e soprattutto della fratellanza universale. La nostra umanità grida, il nostro mondo è ferito da guerre, divisioni, timori e populismi. Papa Francesco ad Abu Dhabi, insieme al Grande Imam di al-Azhar hanno indicato tre grandi valori, tre pilastri su cui costruire il nostro futuro, l’unico possibile: la fratellanza, la pace e la convivenza”. Riguardo all’evento di Abu Dhabi Mons. Ayuso ha affermato che “è stato un grande evento che non deve essere legato né al tempo né alle persone né ai luoghi che lo hanno generato. È un messaggio universale, aperto a tutti i gruppi e le tradizione religiose sparse nel mondo”. Il Documento che è stato firmato “deve diventare oggetto di studio e di riflessione perché ci aiuta a vincere le resistenze, le difficoltà, i problemi e trovare quell’equilibrio rispettoso che dalla diversità ricrea quella armonia e quell’unità che ci permettono di essere e sentirci tutti fratelli e sorelle in umanità”.

7 giugno 2019 Pontificia facoltà teologica dell’Italia meridionale (PFTIM) ore 10 (viale Colli Aminei n. 2, Napoli), primo convegno in Italia in collaborazione con la Chiesa taoista d’Italia, sul tema “La via della sapienza. Il dialogo tra cristiani e taoisti. Le religioni al servizio dell’umanità”. I relatori sono stati il prof. F. Asti, decano della PFTIM, i proff. A. Ascione ed E. Scognamiglio, docenti della PFTIM, il Rev. Maestro Fenglin Zhang, segretario generale dell’associazione taoista cinese, la dr.ssa Karine Martin, presidente dell’associazione taoista francese, il dr. Pedro Murcia Casas, vicepresidente dell’associazione taoista di Spagna, la dr.ssa Lee Ziling, vice segretario della Missione Taoista di Singapore, il Rev. Li Xuan Zong (dr. V. Di Ieso), prefetto generale della Chiesa taoista d’Italia. L’evento è stato realizzato per celebrare i venticinque anni della Chiesa taoista d’Italia.

Il prof. Asti ha  affrontato il tema della Sapienza biblica, che è Dio stesso ed è un dono che concede all’uomo, che rende vicini a lui, testimoni di lui, con umiltà e generosità. Il prof. Ascione ha delineato il  tema della sapienza nel pensiero di Agostino e di Tommaso d’Aquino. Agostino, che ha raccolto l’eredità ellenistica, e Tommaso d’Aquino, a sua volta, ha raccolto l’eredità agostiniana rileggendola con la filosofia di Aristotele. Per la filosofia greca la sapienza consente si conoscere la verità e di raggiungere la felicità, praticando il bene. Agostino ha distinto tra sapienza e scienza, anche se tra esse c’è correlazione. Per Tommaso la Sapienza è dono di Dio. I due filosofi e teologi cristiani hanno proposta una visione sapienziale della realtà e delle cose, realizzando la sintesi tra sapienza e scienza, mentre oggi le due realtà sono contrapposte e lo scientismo ha portato al primato della tecnica, che non è un mezzo per la felicità, ma il fine, per cui domina il materialismo. Il prof. Ascione ha concluso sottolineando che c’è bisogno della dimensione sapienziale nel mondo occidentale, affinché essa abbia il primato sull’avere.

La dimensione cristologica della Sapienza è stata sottolineata dal prof. E. Scognamiglio. Per il cristianesimo la Sapienza è una Persona, non un’idea astratta, è il Cristo crocifisso e risorto, di cui si fa esperienza anche attraverso la liturgia, la vita della comunità ecclesiale, anche se l’azione dello Spirito supera i limiti visibili delle comunità religiose. Il relatore ha proposto di contemplare il Cristo crocifisso di Donatello, per comprendere la Sapienza, che pur essendo raffigurato con il capo reclinato, ha la bocca semiaperta, quasi nell’atto di sorridere, perché dona il suo Spirito, il suo amore. Alla luce del Crocifisso il cristianesimo privilegia il termine misericordia, confrontandosi con il taoismo che privilegia l’unità, l’armonia, la compassione. La via della Sapienza – ha concluso il prof. Scognamiglio – è la via della Spirito, dell’unità, dell’armonia, della compassione e della misericordia come perdono e riconciliazione.

Il taoismo non è solo una religione, ma è anche uno stile di vita, ha affermato il Rev. Zhang Fenflin, perché il Tao non è una divinità trascendente, ma è il principio che spiega il processo di evoluzione e fornazione dell’universo e della società. Il Tao è l’origine di tutte le cose, ma anche delle regole di comportamento per la vita quotidiana, per cui il taoismo ha un impatto significativo per la filosofia, la scienza, la medicina, la tecnologia. Lo spirito taoista, che si incultura nelle realtà locali, ha sempre avuto un atteggiamento pacifico e integrato nei confronti delle altre religioni, sostenendo che è un vantaggio apprendere dalle altre religioni.

I concetti base del taoismo sono la cosmogonia, la natura, l’ecologia, da cui la pratica vegetariana (dr. K. Martin). Il taoismo è impegnato nel dialogo con il cristianesimo, perché sono entrambe religioni a servizio dell’umanità (Rev. P. Murcia Casas). Il taoismo esprime l’armonia, la compassione, provvedendo anche all’assistenza medica, ad offrire il necessario per vivere a coloro che sono nell’indigenza (Rev. L. Ziling).

Il Rev. Li Xuan Zong ha concluso il convegno sottolineando che il taoismo porta alla calma che si ottiene con la pratica e con la mistica. Il principio divino ricevuto va donato agli altri con umiltà, accogliendo tutti, affinchè essi possano avere la salvezza.

Shavu’ot, Pentecoste ebraica (9 giugno la Pentecoste cattolica e il 16 giugno la Pentecoste ortodossa) è stata celebrata dall’8 al 10 giugno. Shavuʿoth in ebraico sefardita, noto come Festa delle Settimane in italiano e come Pentecoste (Πεντηκοστή) in greco antico, è una festività ebraica che cade al sesto giorno del mese ebraico di Sivan (tra il 14 maggio e il 15 giugno). È una delle tre feste bibliche di pellegrinaggio (Shalosh Regalim). Gli ebrei di lingua greca diedero il nome di pentecoste (πεντηκόστη) poiché cade 50 giorni dopo Pesach. Escludendo il giorno stesso di Pesach, la festa cade 49 giorni più tardi. Questa festa pone termine al Conteggio dell’Omer. Shavu’òt ha numerosi aspetti che ne hanno determinato i vari nomi con cui viene identificato. Nel Tanakh è chiamata “Festa della mietitura” (Ḥag ha-Qatsir; cf. Es 23, 16) e “Festa delle settimane” (Ḥag Šavu‘òt; cf. Es 34, 22; Dt 16, 10) ed ancora “Festa delle primizie” (Yom ha-Bikkurim; cf. Nm 28, 26).

Secondo la Legge ebraica (Halakhah), Shavuot è celebrato in Israele per un giorno e nella diaspora (fuori di Israele) per due giorni. L’ebraismo riformato celebra solo un giorno, anche nella diaspora. Viene letto il Libro di Ruth. La tradizione di stare alzati tutta la notte di Shavuot a studiare la Torah – tradizione nota come Tikkun Leil Shavuot – ha le sue origini nel Midrash, che narra che la notte prima che fosse consegnata la Torah a Mosè e al popolo, gli Israeliti andarono a dormire presto per essere ben riposati al grande momento che li attendeva. Però dormirono troppo e Mosè dovette svegliarli, perché Dio era già in attesa sulla cima della montagna. Per rettificare questo difetto percepito nel comportamento della nazione, molti ebrei religiosi rimasero svegli tutta la notte per imparare la Torah.

La costumanza di studiare la Torah tutta la notte risale al 1533 quando Rabbi Joseph Caro, autore del Shulchan Aruch, e che all’epoca viveva a Salonicco nell’Impero Ottomano, invitò Rabbi Shlomo Halevi Alkabetz e altri colleghi cabalisti a celebrare vigilie di studio notturno per Shavuot preparandosi tre giorni prima, proprio come gli Israeliti si erano preparati tre giorni in anticipo della consegna della Torah. Durante uno di quelle sessioni di studio, un angelo apparve e insegnò loro la Legge ebraica (Halakhah

13 giugno 2019  Per il “25° anniversario dell’Instaurazione delle Relazioni Diplomatiche tra lo Stato d’Israele e la Santa Sede il 13 giugno si è tenuto  nel Tempio Maggiore di Roma un concerto di musica sacra alla presenza del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, dell’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Oren David, e rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Shmuel Di Segni”. Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, in tale occasione ha espresso l’auspicio «che non venga mai meno la coerenza con lo spirito dell’Accordo fondamentale per una rinnovata e proficua collaborazione con la Chiesa cattolica in Israele» con l’obiettivo di garantire a tutti uguali diritti e pari opportunità per la costruzione di un futuro di pace e concordia. Inoltre il “cardinale Parolin ha espresso apprezzamento per l’impegno assunto dallo Stato d’Israele di assicurare alla Chiesa cattolica la libertà di svolgere la propria missione e portare il proprio contributo alla società israeliana. «Tra le varie attività della Chiesa — ha sottolineato il cardinale segretario di Stato — va rilevata quella delle scuole cattoliche, che, attraverso l’educazione ai valori fondamentali, al dialogo e al rispetto reciproco, favoriscono la creazione di una società più giusta e pacifica»”. Il cardinale Parolin, inoltre ha ricordato “che in questi venticinque anni si sono svolte importanti visite pontificie in Israele e delle autorità israeliane in Vaticano, nonché numerose iniziative a sostegno del dialogo interreligioso”. Egli ha posto l’accento particolarmente  “sull’incontro di preghiera con i presidenti israeliano palestinese, svoltosi l’8 giugno 2014 in Vaticano, del quale ricorre il quinto anniversario. «Come è noto, — ha affermato il cardinale Parolin — al Papa e alla Santa Sede stanno a cuore il processo di pace e il futuro della regione. Infatti, in occasione di tale ricorrenza, il Santo Padre ha invitato tutti, credenti e non credenti, a dedicare ‘un minuto per la pace’, un minuto di preghiera e di riflessione: tutti insieme per un mondo più fraterno»”. Il cardinale segretario di Stato ha “quindi evidenziato che la Santa Sede e lo Stato di Israele sono chiamate a «unire le forze» per favorire la libertà religiosa, di culto e di coscienza, quale condizione indispensabile per tutelare la dignità di ogni essere umano, e a lavorare insieme per combattere l’antisemitismo. «Lungo questi anni — ha dichiarato il Segretario di Stato — la Santa Sede e lo Stato d’Israele hanno dimostrato una comune responsabilità in tale lotta, impegno ribadito dall’Accordo fondamentale, che deve proseguire nel combattere ogni forma di intolleranza religiosa e nel promuovere la comprensione reciproca tra le Nazioni, tolleranza tra le comunità e rispetto per la dignità e la vita umana»”. Il cardinale Parolin ha poi fatto riferimento al discorso rivolto ai partecipanti alla Conferenza internazionale sulla responsabilità degli Stati, istituzioni e individui nella lotta all’antisemitismo e ai crimini connessi all’odio antisemitico svoltasi in Vaticano il 29 gennaio 2018, in cui Papa Francesco ha ricordato che «per costruire la nostra storia, che sarà insieme o non sarà, abbiamo bisogno di una memoria comune, viva e fiduciosa, che non rimanga imprigionata nel risentimento ma, pur attraversata dalla notte del dolore, si dischiuda alla speranza di un’alba nuova».

All’evento hanno partecipato, tra gli altri, Oren David, ambasciatore d’Israele presso la Santa Sede, e il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni. Il concerto è stato introdotto da “un brano della tradizione sefardita, ’Āmēn Shem Nora/Yehallelû Shmô, tratto dai Salmi”. Sono stati eseguiti anche canti per il matrimonio ebraico. Le esecuzioni canore sono state affidate  “a voci specializzate nel repertorio come Nathan Lam, Claudio Di Segni, Alberto Funaro, Ofer Barnoy, Raphael Frieder, accompagnati al pianoforte da Raymond Goldstein e all’organo da Angelo Spizzichino. «I canti e le composizioni musicali sono diversi per melodia, ritmo, modalità di interpretazione, (…) secondo le tradizioni ebraiche nel mondo; tradizioni che spesso ospitano nella melodia dei canti e nel fare musica, la cultura musicale delle genti tra le quali gli ebrei vivono. Salvaguardando sempre la priorità  – ha spiegato Pasquale Troìa – del testo biblico e la fedeltà alle tradizioni delle diverse comunità». Egli ha aggiunto: “«Con i canti di questo concerto, cantori e musicisti delle tradizioni ebraiche americane e del Coro del Tempio Maggiore della Comunità Ebraica di Roma dimostrano in fraternità questa molteplicità di modi di cantare al Signore».    

20 giugno 2019. Il Centro Studi francescani per il dialogo interreligioso e le culture ha promosso l’incontro mensile sullo ‘Spirito di Assisi’ sul tema ‘La morale familiare delle varie religioni’ presso il Centro regionale Baha’i di Portici.  La riflessione sul tema si è svolta con il contributo ebraico (Antonio Cardellicchio), islamico (Bara Abdul Fatao), Baha’i (Angela Furcas), buddhismo tibetano (Amedeo Imbimbo), Buddhismo Soka Gakkai (Maria Laura Chiacchio).  Alla riflessione ha fatto seguito un momento di gioiosa fraternità interreligiosa.  

21 giugno 2019. Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, sez. san Luigi in via Petrarca a Napoli. Convegno sul tema “La teologia dopo la Veritatis gaudium” all’insegna del dialogo interreligioso. Tra i vari relatori un esponente dell’ebraismo, il prof. Meir Bar Asher e una studiosa islamica, Sihem Diebbi della SciencePo di Parigi. Tra i vari partecipanti anche Massimo Cozzolino, segretario della Confederazione Islamica Italiana e rav Ariel Finzi, rabbino della Comunità ebraica di Napoli. Papa Francesco nella sua conferenza ha sottolineato ripetutamente che la teologia deve essere all’insegna del dialogo, dell’accoglienza, della fraternità, fra tutte le religioni e in particolare con l’ebraismo e l’islam.                               

24 giugno 2019. L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) e l’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso (UNEDI) della Conferenza Episcopale Italiana, in collaborazione con L’Ufficio Nazionale per l’Educazione, la Scuola e l’Università (UNESU) e con il Servizio Nazionale per l’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC) della CEI, hanno promosso “un incontro per insegnanti e formatori sulla presentazione dell’ebraismo e del cristianesimo nell’insegnamento scolastico. L’appuntamento è per il 24 giugno 2019 a Roma”. L’incontro nasce dal fatto che “urge più che mai, infatti, nel contesto contemporaneo, una corretta conoscenza degli elementi fondamentali dell’ebraismo e del cristianesimo per combattere alcuni dei pregiudizi che hanno condizionato e spesso continuano a condizionare la storia di oggi”. In mattinata ci sono state le relazioni del rabbino Riccardo Di Segni (“La Tradizione Orale e Scritta”) e del vescovo Ambrogio Spreafico, predidente dell’UNEDI (“La lettura cristiana delle scritture ebraiche”). Nel pomeriggio si sono svolti i laboratori su: La nascita del cristianesimo oltre le polemiche e i pregiudizi; Tradizione orale-Tradizione scritta; Gli ebrei oggi.

24 giugno 2019. Ha avuto luogo una cerimonia in memoria del card. Godfried Danneels, nella grande sinagoga di Bruxelles, a cui – tra gli altri – hanno partecipato  il card. Jozef De Kesel, Sala Echalloui, vicepresidente dell’Esecutivo musulmano del Belgio, e i ministri Marc Eyskens e Jacques van Ypersele. Philippe Markiewicz, presidente del Concistoro, nel suo discorso, ha spiegato le ragioni della “cerimonia sottolineando ‘il ruolo fondamentale’ che il card. Danneels ha svolto per lo sviluppo armonioso delle relazioni ebraico-cristiane in Belgio e la sua ferma condanna contro ogni forma di negazione dell’Olocausto”. Il card. De Kesel ha ringraziato il presidente del Concistoro per il tributo, “segno di amicizia e rispetto reciproco che il vescovo Danneels ha avuto con la comunità ebraica”. Egli ha così continuato: “Questo purtroppo non è sempre stato il caso nel corso della storia, una storia in cui la Chiesa ha avuto un’influenza decisiva, ma dove non è sempre stata innocente. Lo dico in tutta verità, ma anche con molta tristezza. È l’orrore della Shoah che ci ha definitivamente aperto i nostri occhi”. Il card.  De Kesel ha fatto riferimento anche al dramma della Shoah che ha portato “la Chiesa a ripensare i suoi legami con il popolo ebraico”, e tali legami sono diventati nel tempo rapporti di amicizia, anche per il contributo del Concilio Vaticano II con la dichiarazione Nostra Aetate. Il porporato ha concluso il suo intervento “ricordando le parole pronunciate dal card. Danneels, nella stessa sinagoga dieci anni fa: ‘Noi cristiani siamo, a tutti gli effetti, i rami innestati del vecchio ulivo’”.

29 giugno 2019. L’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso (UNEDI) della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il Centro Islamico Culturale d’Italia, la Comunità Religiosa Islamica Italiana (COREIS), l’Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia (UCOII) e la Conferenza Islamica Italiana (CII), hanno promosso un incontro presso la Sala Convegnidel Centro Islamico Culturale d’Italia in Roma, con la presenza del Segretario Generale della CEI, S.E. Mons. Stefano Russo e il Segretario Generale del Centro Islamico Culturale di Roma, Abdellah Redouane. La Conferenza Episcopale Campana è stata rappresentata dal prof. don E. Scognamiglio, direttore del Centro Studi.

di Lucia Antinucci

Commenta per primo

Lascia un commento