Il 20 marzo i Baha’i hanno celebrato – concludendo il digiuno dei 19 giorni – il loro capodanno, l’anno 175. La comunità di Maddaloni ha dato una dimensione interreligiosa alla celebrazione, perché ad essa sono intervenuti cristiani, taoisti, islamici e non credenti. Vi ha partecipato anche una rappresentanza del Centro Studi con il direttore P. Edoardo Scognamiglio. L’evento, non solo a carattere spirituale, ha avuto luogo presso l’hotel Pisani di Caserta. Il momento di spiritualità si è svolto con la lettura di testi Baha’i e con la spiegazione del significato della festa Naw’-Ruz, sorta in ambiente persiano preislamico; inizialmente era una festa sacra zoroastriana. Secondo la tradizione mitologica iraniana, il Naw-rūz risalirebbe addirittura a circa 15.000 anni fa, all’epoca del leggendario re persiano Yima, figura mitica dello zoroastrismo, solitamente indicato dalla tradizione come l’ideatore della festività, che allora era una celebrazione dell’arrivo della primavera. In seguito Zoroastro, riorganizzò la festività in onore di Ahura Mazdā, divinità principale del pantheon iranico pre-islamico. Il Naw-rūz, una delle poche festività dell’antica Persia, è stato celebrato per oltre 3000 anni ed è stato assimilato da tutti i popoli e le culture un tempo facenti parte dell’impero persiano. Attualmente, il Naw-rūz viene festeggiato in molti paesi del Vicino Oriente, dell’Asia centrale, in Turchia, in Albania e in alcune repubbliche ex-sovietiche. Presso ogni cultura si sono ovviamente sviluppate alcune peculiari varianti della stessa festività, così il suo stesso nome ha subito modifiche a seconda dei dialetti e delle lingue locali.
I festeggiamenti di Naw-Ruz prevedono varie tradizioni e rituali; di questi i più importanti sono: l’Khane Tekani (pulizia della casa), il Chaharshanbe Suri (la festa del fuoco) e soprattutto la preparazione dell’Haft Sîn. L’Haft, “Sette ‘S’ ” non è un pasto ma la preparazione di una tavola con sette elementi, i cui nomi iniziano con la sin (‘esse’) in persiano. Il sette è un numero sacro e simboleggia i sette arcangeli con l’aiuto dei quali, quasi tremila anni fa, Zarathustra fondò la sua religione. L’Haft Sin porta agli abitanti della casa fortuna, salute, prosperità, purezza spirituale e lunga vita, ed è costituito anche dal particolare modo di disporre ed imbandire la tavola, che viene adornata con molta cura, come ad esempio con i fiori e il libro sacro. Non devono mancare mai le candele accese, una ciotola di acqua a simboleggiare la trasparenza della vita e una foglia sull’acqua per la caducità della vita, lo specchio per essere visibili così come si è. L’Haft Sin è costituito da: sabzeh – chicchi di lenticchie, orzo o frumento, germogliati (sabzeh) a simboleggiare la rinascita; samanu – un impasto di orzo germogliato e tostato, a simboleggiare l’abbondanza; senjed – frutti secchi di oleastro, è legante, a simboleggiare l’amore; sîr – aglio, a simboleggiare la salute; sîb – mele, scrupolosamente rosse, a simboleggiare la bellezza; somaq – bacche di Sommacco, a simboleggiare l’asprezza della vita; serkeh – aceto, a simboleggiare la pazienza e la saggezza. Altri elementi simbolici possono essere: Sekkeh, monete, che rappresentano la ricchezza, le candele accese, che simboleggiano l’illuminazione e l’alba, uno specchio, che simboleggia la pulizia e l’onestà, le uova decorate, possibilmente uno per ogni membro della famiglia, che simboleggiano la fertilità, una ciotola di acqua con pesci rossi, per simboleggiare la vita dentro la vita. Il simbolo del pesce è un oggetto essenziale sulla tavola in occasione del Naw-ruz, un simbolo che risale anche alla religione dello Zoroastrismo. I Baha’i dell’Iran festeggiano il Naw-rūz secondo i dettami locali, ma fra le comunità sparse per il mondo non vi è una procedura rigida.
Come già rilevato, un momento importante della festa di Naw-Ruz per i Baha’i è la lettura di testi religiosi, e la comunità di Maddaloni ha seguito tale prassi. Occorre segnalare qualche testo della fede Baha’i.
“Intona, o Mio servo, i versetti di Dio che hai ricevuto, come li intonarono coloro che si sono avvicinati a Lui, che la dolcezza della tua melodia accenda la tua stessa anima e attiri i cuori di tutti gli uomini.”
(Bahá’u’lláh)
“La preghiera più gradita è quella offerta in perfetta spiritualità e radiosità; a Dio non è mai stato né è caro ch’essa debba prolungarsi. Al Suo cospetto quanto più distaccata e pura, tanto più gradita è l’orazione.”
(Il Báb)
“Io faccio testimonianza, o mio Dio, che Tu mi hai creato per conoscerTi e adorarTi. Attesto in questo momento la mia debolezza e la Tua potenza, la mia povertà e la Tua ricchezza. Non v’è altro Dio all’infuori di Te, l’Aiuto nel pericolo, Colui Che esiste da Sé.”
(Bahá’u’lláh)
“Vi è un segno di Dio in ogni fenomeno; il segno dell’intelletto è la contemplazione, e il segno della contemplazione è il silenzio”
“Se un uomo legge un solo versetto con gioia e radiosità, questo sarà meglio per lui che leggere stancamente tutti i Santi Libri di Dio, l’Aiuto nel Pericolo, l’Esistente da Sé”
(Bahá’u’lláh)
“I popoli del mondo, di qualsiasi razza o religione, derivano la loro ispirazione da una sola fonte divina, e sono sudditi di un solo Dio”
(Bahá’u’lláh)
La seconda parte della festa di Naw-Ruz si è svolta con un gioioso momento conviviale e di fraternità. Auguriamo ai nostri amici Baha’i serenità, pace e prosperità per il nuovo anno.
di Lucia Antinucci
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