Con questa raccolta di riflessioni provenienti da varie tradizioni religiose, non intendo entrare in merito alla diversità dei vari pensatori o correnti delle varie religioni. Come afferma Piero Stefani, quando “si tesse un discorso è quindi coerente procedere per frammenti, piccole narrazioni, figure. Questo andamento, libero da schemi precostituiti, consente, o meglio esige, un rimando a un’ulteriorità non catturabile né dal nostro intelletto, né dal nostro cuore”.
Per l’ebraismo l’impegno etico della fraternità universale nasce dalla fede nel Dio unico Creatore , perché Adonai (il Signore), essendo appunto il Creatore, è il padre di ogni uomo e donna. I Maestri del giudaismo ritengono che Dio abbia creato un solo Adamo per favorire la pace tra i popoli. “Nessun figlio di Adamo, infatti, potrà mai dire al suo vicino: il mio sangue scorre più rosso (o più blu) del tuo nelle mie vene! Affinché non sorgano orgoglio – affermano i Rabbi – o superbia razzisti, il creatore ci ha dato un capostipite comune. E affinché nessuno possa sostenere che ci sono molte potenze nei cieli, perché l’unità di fondo dell’umanità è già di per sé una dimostrazione dell’unicità del suo creatore, come pure l’uguaglianza di tutti i figli di Adamo, che senza eccezione vengono tutti al mondo nella nudità, e nella medesima condizione fanno tutti ritorno alla terra”. Dio ama tutti gli uomini con paterno e pietoso amore, ma la sua ‘affettuosa inclinazione’ è diretta particolarmente verso la nazione di Israele, suo figlio prediletto. Rav Elia Benamozegh in un suo libro afferma che “tutti i popoli sono per Mosé figliuoli di Dio; solo che Israele è il suo primogenito; frase preziosa che ci dà l’idea di una grande famiglia, il cui padre è in cielo e i cui membri, sparsi sulla terra, sono i popoli, differenziati secondo la loro dignità”. L’amore di Dio per il popolo d’Israele non esclude quindi il suo amore per le altre nazioni. Dalla paternità di Dio scaturisce la fraternità all’interno del popolo d’Israele, che è aperta anche alla dimensione universale. Secondo il Maestro Hillel il Saggio “la fraternità umana consiste nell’amare il prossimo come se stesso, cioè il vero amore è riconoscere l’altro e in questo vero amore c’è la possibilità di stabilire la dignità dell’altro così come lui è”. Secondo il Maestro Shammai “non c’è un popolo, una persona più sacra delle altre: ognuno nella propria misura, nella propria individualità è sacra perché è imago Dei e questo è il fondamento della sua dignità umana”. Rabì Akiva ha dato questo insegnamento: “ Ama il tuo prossimo come te stesso. Accetta le sue idee diverse, come se fossero le tue. Guarda ai suoi difetti come se fossero i tuoi. E sii indulgente con lui come sei con te stesso. Amalo per quello che è, come ami te stesso. Amalo per quello che è come ami te stesso con tutte le tue caratteristiche negative. Come te stesso. Come se tutto ciò che è in lui, fosse in te. Questo è il modo di amare il proprio prossimo tra ebrei. E non possiamo farne a meno, nemmeno se ci sembra tanto, ma tanto difficile, perché è una delle regole più importanti della Torà”. La Torah rifiuta ogni distinzione tra gli uomini: bisogna amare e rispettare tutti, il re e il nobile, il cittadino e lo schiavo, l’indigeno e lo straniero (“Ama lo straniero come te stesso” Lv 19, 34). Tutti gli uomini sono uguali di fronte alla legge di Dio e la legge è uguale per tutti. E’ Dio che dà allo straniero il diritto di usufruire pienamente delle leggi locali. La fraternità universale secondo l’ebraismo arriva ad includere anche i nemici. Nella letteratura rabbinica, l’universalità dell’amore per il prossimo, spesso include esplicitamente anche ‘colui che odia’: “Non dire: amerò coloro che mi amano, e odierò coloro che mi odiano, ma ama tutti!” (Testamento di Gad 6).
La regola aurea dell’amore secondo la tradizione musulmana, non figura nel Corano ma nella Sunna, cioè tra i detti e i fatti del Profeta dell’Islam raccolti dalla memoria di più garanti, e messi per iscritto circa due secoli dopo la predicazione coranica. Il Corano preferisce insistere su un amore che è logicamente prioritario rispetto all’amore tra gli esseri umani, cioè l’amore di Dio e per Dio. Un grande compilatore di detti e fatti profetici riconosciuti come canonici, Tirmidhî (m. 278/899), ricorda subito che “se ami per la gente ciò che ami per te stesso, sei musulmano”. E anche il fratello è musulmano: secondo la letteratura di Tradizione la fratellanza è un’idea legata prima di tutto alla confessionalità: ricordano in molti che “il fratello del musulmano è il musulmano, che il fratello del credente è il credente, che si è fratelli nella religione di Dio e nel suo Libro[…]” (Corano 49,10) . L’Islam è una religione rispettosa delle altre religioni rivelate, infatti si ingiunge al fedele di credere in esse, di rispettarle, di venerare ed amare i profeti ai quali dette religioni furono rivelate. L’Islam vieta di insultare le credenze e le religioni degli altri: “Non insultate coloro che essi invocano all’infuori di Allah, ché non insultino Allah per ostilità e ignoranza. Abbiamo reso belle, [agli occhi di ogni comunità], le loro proprie azioni. Ritorneranno poi verso il loro Signore ed Egli li renderà edotti sul loro comportamento” (Corano, 6: 108). L’Islam prescrive ai credenti di discutere e dibattere con coloro che si oppongono all’Islam con saggezza e moderazione: “Chiama al sentiero del tuo Signore con la saggezza e la buona parola e discuti con loro nella maniera migliore. In verità il tuo Signore conosce meglio [di ogni altro] chi si allontana dal Suo sentiero e conosce meglio [di ogni altro] coloro che sono ben guidati” (Corano, 16:125). L’Islam chiama al dialogo costruttivo ed obiettivo che unisce nella via del Signore: “Di’: ‘O gente della Scrittura, addivenite ad una dichiarazione comune tra noi e voi’ […]”(Corano, 3: 64). L’Islam è la religione della pace, sia all’interno della società musulmana, sia a livello mondiale. Si tratta della pace basata su rapporti di sicurezza, di stabilità e di non aggressione tra la società musulmana e le altre società, in particolare quelle società che non ostacolano la diffusione della fede religiosa: “O voi che credete! Entrate tutti nella Pace. Non seguite le tracce di Satana. In verità egli è il vostro dichiarato nemico” (Corano, 2: 208)“. Poiché l’Islam intende promuovere la pace, prescrive ai suoi fedeli in caso di guerra di accettare la pace e di porre fine alle operazioni belliche quando il nemico avanza tale richiesta: “Se inclinano alla pace, inclina anche tu ad essa e riponi la tua fiducia in Allah. Egli è Colui che tutto ascolta e conosce” (Corano, 8: 61). L’Islam manifesta la tolleranza verso la Gente delle Scritture, cioè i cristiani e gli ebrei, ai quali assicura la libertà di culto. Abu Bakr Esseddik affermo’: “Incontrerete genti che si sono fatti eremiti, dediti alla loro devozione; lasciateli in pace alle loro pratiche. […] Lascia loro intera facoltà di vivere secondo i dettami delle loro religioni […]” (Tabari 3/ 226).
Sathya Sai Baba, (nato Sathya Narayana Raju Ratnakaram / Puttaparthi, 23 novembre1926 – Puttaparthi, 24 aprile2011), saggio e predicatoreindiano, ha parlato dell’armonia tra le varie religioni: “C’è una sola casta: la casta dell’umanità. / C’è una sola religione: la religione dell’Amore./ C’è un solo linguaggio: il linguaggio del cuore./ C’è un solo Dio: Egli è onnipresente. / […] Come un filo attraversa una serie di brillanti, cosi il filo dell’Amore trapassa e lega insieme tutti gli esseri umani. Il Principio dell’Amore è la più grande forza di coesione che unisce tutte le pratiche spirituali, tutte le religioni, tutte le fedi, tutte le scritture, tutte le filosofie”. Secondo il saggio indiano la verità proclamata da tutte le religioni è unica ed è sempre la stessa. Tutte le religioni hanno in comune il fine ultimo della vita. Tutte le religioni hanno per scopo la promozione della retta condotta, mediante il cambiamento delle attitudini mentali dell’uomo, generando quindi armonia fra il corpo, la mente e l’intelletto. Fondamento di ogni religione è la moralità, e la moralità non è altro che amore disinteressato. “Le religioni, dunque, sono state istituite per incoraggiare il benessere sociale diffondendo l’amore per tutti gli esseri. Tutte le religioni raccomandano ai loro aderenti di cercare la pace eterna, la shânti, dentro se stessi. Nessuna religione approva l’uso della violenza. Ogni religione raccomanda di coltivare tolleranza e rispetto per tutte le religioni, aprendo così la strada alla non violenza, – ahimsa“. Sai Baba afferma ancora che tutte le religioni insegnano una disciplina fondamentale: “[…] la rimozione dalla mente del difetto dell’egoismo e della ricerca dei piccoli piaceri. Ogni religione insegna all’uomo a riempire il suo essere della gloria di Dio e ad eliminare la meschinità dell’orgoglio. Essa lo allena ad usare metodi di distacco e discernimento, in modo che l’uomo possa avere pensieri elevati ed arrivi alla liberazione. Credere che tutti i cuori sono ispirati dall’unico e solo Dio; che tutte le fedi glorificano l’unico e solo Dio, che ha tutti i nomi in tutte le lingue e tutte le forme che l’uomo può concepire, dimostra che esiste un solo Dio. Il modo migliore per adorarlo è attraverso l’amore. Coltivate quella eka bhava (attitudine all’unità) tra gli uomini di tutti i credo, di tutti i paesi e continenti. Questo è il messaggio – afferma Sai Baba – d’amore che io porto. Questo è il messaggio che desidero che voi prendiate a cuore. […] Colui che coltiva Amore nel campo del suo cuore è un vero Cristiano, un vero Sikh, un vero Indù, un vero Musulmano. In realtà, egli è un autentico essere umano e vero Guru“. L’armonia tra le religioni, che è un bisogno urgente, secondo il guru Sai Baba, deriva dal fatto che “tutti i grandi uomini sono immagini di Dio. Essi formano nel Regno di Dio una singola casta; essi appartengono ad una sola patria: la Fratellanza Divina. Ognuno deve impegnarsi a comprendere le pratiche e i credo degli altri. Solo allora ciascuno potrà, con mente pura e cuore amorevole, realizzare la Divina Presenza negli altri. Il principio dell’armonizzazione è il cuore di tutte le religioni e di tutte le fedi”.
L’amore per il prossimo è un precetto fondamentale del confucianesimo, che professa la regola d’oro, perchè l’umanità è la virtù della sensibilità tipica dell’uomo, che consiste nell’amare il prossimo, al quale non si deve mai fare ciò che non si vorrebbe fatto a se stessi. Quando veniva richiesto a Confucio di spiegare che cosa fosse jen, egli dava parecchie definizioni. Jen è “amare gli uomini”; è “conoscere gli uomini” (Dialoghi, 12,22). Per attuare lo jen è necessario “rispetto, magnanimità, sincerità, sollecitudine, benevolenza. Chi rispetta non offende, chi è magnanimo si guadagna le folle, chi è sincero ottiene la fiducia degli altri, chi è sollecito porta a compimento, chi è benevolo è adatto a comandare gli uomini” (Dialoghi, 17,6). Anche il modo di comportarsi è jen: “[…] fuori di casa comportati come quando ricevi un ospite importante; nel comandare al popolo comportati come se offrissi il grande sacrificio; ciò che non vuoi sia fatto a te, non fare agli altri; non suscitare ostilità nello stato, non suscitare rancori nella famiglia” (Dialoghi, 12,2). Una volta venne chiesto a Confucio cosa pensasse del principio secondo cui bisogna rendere il bene per il male, ed egli disse: “Con che ripagheresti la clemenza(bene)? Un torto si ripaga con la giustizia e la clemenza con la clemenza” (Dialoghi, 14,36).
La fede Bahá’i, una religione abramitica monoteistica nata in Iran durante la metà del XIX secolo, i cui membri seguono gli insegnamenti di Bahá’u’lláh (1817-1892), sottolinea l’unità spirituale di tutta l’umanità. Alla base degli insegnamenti Bahá’í ci sono tre principi fondamentali: l’unità di Dio (un solo Dio che è la fonte di tutta la creazione), l’unità della religione (tutte le grandi religioni hanno la stessa origine spirituale e provengono dallo stesso Dio) e l’unità dell’umanità (tutti gli uomini sono stati creati uguali e le diversità di razza e cultura sono considerate meritevoli di apprezzamento e accettazione). La fede bahá’í persegue la pace universale. Bahá’u’lláh in un suo scritto ha affermato: “La Terra è un solo paese e l’umanità i suoi cittadini”. Il bahaismo tende all’instaurazione di una comunità mondiale in cui tutte le religioni, razze, credenze e classi si uniscano, non obliando tuttavia la loro peculiare genesi storica e diversità. Secondo Bahá’u’lláh una società globale per poter fiorire deve basarsi su alcuni principi fondamentali, che includono: la libera indipendente ricerca della verità, l’eliminazione di tutte le forme di pregiudizio; piena parità di diritti e doveri tra uomo e donna; riconoscimento dell’apporto storico di ogni civiltà, progressività e unità essenziale delle grandi religioni mondiali; unicità di Dio; eliminazione degli estremi di povertà e ricchezza; istruzione primaria universale e obbligatoria; armonia tra religione e scienza; consultazione, come metodo usuale, per la soluzione dei problemi; glorificazione della giustizia come principio adatto a governare l’umana società; compartecipazione degli operai agli utili dell’azienda.
Lucia Antinucci
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