Nel Messaggio per la 48ª Giornata mondiale della Pace (Non più schiavi, ma fratelli), papa Francesco parla della libertà e della dignità dell’uomo e della fraternità che è il vincolo fondante della vita familiare e la base della società. Papa Francesco chiede a ognuno di noi di non voltare le spalle, ossia d’intervenire con la carità e la giustizia a favore dei poveri, superando la globalizzazione dell’indifferenza causata dal nostro egoismo e dalla chiusura verso le necessità degli ultimi. Il papa ci invita a toccare la carne sofferente di Cristo che si rende presente nei fratelli più piccoli (cf. Mt 25,40.45): sarà, infatti, l’amore vissuto verso gli ultimi il criterio del giudizio divino. La fraternità, in senso cristiano, ha la sua radice nel battesimo, ossia nella partecipazione alla morte e alla risurrezione di Gesù Cristo, l’Unigenito. È nel Figlio, infatti, che noi siamo figli del Padre e fratelli e sorelle tra di noi. È una fraternità spirituale e non semplicemente biologica o etnica. Apparteniamo tutti all’unico Padre di Gesù Cristo. Ci crediamo veramente? Se il fratello soffre è Cristo che soffre!
Il papa si sofferma, al n. 3 del Messaggio, sui molteplici volti della schiavitù: bambini, uomini e donne di ogni età sono privati della libertà, del diritto alla vita, alla casa, allo studio, alla famiglia, alla salute, alla terra, alla proprietà. Ci sono tanti lavoratori in nero, anche minori, asserviti nel sistema capitalistico della produzione ad oltranza. La schiavitù tocca pure i migranti che, nel loro drammatico tragitto, soffrono la fame e sono privati della libertà, spogliati dei loro beni o abusati fisicamente e sessualmente. Molti stranieri vivono nella precarietà, nell’insicurezza. Ci sono poi detenuti immigrati che vivono in condizioni disumane. La schiavitù ha pure il volto delle ragazze che si prostituiscono, dei clandestini che cercano un posto di lavoro o praticano l’elemosina. Il Papa parla del “lavoro schiavo”, delle persone costrette a prostituirsi, alle donne forzate al matrimonio, addirittura vendute come spose. Ci sono minori e adulti che diventano oggetto di traffico e di mercimonio per l’espianto di organi, come altresì bambini arruolati per la guerra e nei gruppi terroristici.
Tra le cause profonde della schiavitù, papa Francesco elenca: il peccato di sopraffazione dell’uomo sull’uomo (un male ontologico); la corruzione; i conflitti armati; le violenze; la criminalità e il terrorismo…
Che cosa possiamo fare per vincere la schiavitù? Sicuramente vincere quel senso d’impotenza che ci rende tutti spettatori! Nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa: vincere l’indifferenza, denunciare il male, agire nella legalità, essere solidali con gli ultimi, compatire con chi è solo ed è ammalato ed emarginato, prestare soccorso, fare volontariato, vincere la superficialità dei nostri rapporti e dello stesso modo di pensare. Dobbiamo impegnarci a globalizzare la fraternità e non l’indifferenza. D’altronde, si sa, il male di questo secolo è l’indifferenza, ossia l’apatia, l’incapacità di compatire con gli altri. Il Dio fatto carne è l’Emmanuele, il Verbo della vita che soffre e ama, che sa compatire. Di questo Dio il Poverello s’innamorò e volle imitare sino alla fine della sua esistenza. Speriamo che l’inizio del nuovo anno ci trovi più disponibili a cambiare i nostri cuori e a vivere concretamente il Vangelo ponendo attenzione alle necessità degli ultimi. La pace richiede l’impegno di noi tutti: è dono di Dio ma anche frutto della giustizia, ossia del lavoro dell’uomo. Buon Anno!
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