Mancano ormai pochi giorni alla conclusione dei lavori dell’Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi indetta, da Papa Francesco, sulla famiglia. Vi partecipano i presidenti delle 114 Conferenze episcopali nazionali e di quelle costituite da più nazioni, i patriarchi, gli arcivescovi maggiori e i metropoliti delle chiese cattoliche di rito orientale, tre religiosi in rappresentanza degli istituti religiosi clericali e i capi dei dicasteri della Curia romana.
Oggi più che mai, nonostante il cambiamento antropologico-culturale caratterizzato da un crescente individualismo, nonostante i tanti segnali di crisi dell’istituto familiare, nonostante la scarsa attenzione verso la famiglia da parte degli organismi istituzionali, nei vari contesti del “villaggio globale” si avverte, sempre più vivo, e specie fra i giovani, il desiderio di famiglia.
Certo, la crescente precarietà lavorativa, vissuta talvolta come un vero incubo, o una fiscalità troppo pesante, non incoraggiano i giovani al matrimonio. Inoltre la società consumistica dell’ ”usa e getta”, del “tutto e subito” , non educa al sacrificio o alla rinuncia. Al contrario, genera una fragilità affettiva, un’ affettività narcisistica, instabile e mutevole , per cui spesso le coppie appaiono incerte, esitanti, incapaci di costruire un duraturo progetto di vita insieme.
In molti contesti, e non solo occidentali, si va diffondendo ampiamente la prassi della convivenza, che precede il matrimonio o che si sostituisce ad esso.
Molti, inoltre, sono i bambini che nascono fuori dal matrimonio, e molti quelli che poi crescono con uno solo dei genitori o in un contesto familiare allargato o ricostituito. Crescente è il numero dei divorzi, e i bambini, che spesso sono oggetto di contesa tra i genitori, risultano le vere vittime delle lacerazioni familiari.
In questo contesto la Chiesa avverte la necessità di dire una parola di speranza: dai lavori del Sinodo emerge quanto la Chiesa, in conformità allo sguardo misericordioso di Gesù e con la guida di Papa Francesco, abbia preso coscienza di dover accompagnare con attenzione e premura i suoi figli più fragili.
Si tratta di mettere in pratica la dottrina dei gradi di comunione, formulata dal Concilio Vaticano II”, secondo cui esiste un “modo articolato di partecipare al Mysterium Ecclesiae da parte dei battezzati”. La dottrina della gradualità, consente di riconoscere elementi positivi “anche nelle forme imperfette che si trovano al di fuori della realtà nuziale“, così come nelle altre religioni e culture.
Anche nelle unioni civili e nelle convivenze dunque “è possibile cogliere autentici valori familiari o almeno il desiderio di essi. Occorre che l’accompagnamento pastorale parta sempre da questi aspetti positivi”. “L’obiettivo è trasformarle in opportunità di cammino verso la pienezza del matrimonio e della famiglia alla luce dei Vangelo”.
Antonella Danese
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