Finalmente santi due giganti della storia: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II
Se è vero che Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII saranno santi entro il 2013 – la conferma ufficiale è arrivata quando papa Francesco ha firmato il decreto per la canonizzazione dei due papi, approvando il miracolo attribuito all’intercessione del beato Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla) e accogliendo i voti favorevoli della Sessione Ordinaria dei Padri Cardinali e Vescovi circa la canonizzazione del beato Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli) –, è altrettanto vero che nella Chiesa cattolica c’è spazio per tutti e che la santità non ammette barriere socio-culturali o geo-politiche perché sempre si esprime attraverso la testimonianza di persone molto differenti tra di loro che hanno, però, in comune l’amore per Cristo e la passione per l’uomo e il desiderio di confrontarsi con le ragioni e le speranze del mondo.
1. Un figlio delle nostre terre
Giovanni XXIII nacque a Sotto il Monte, in provincia di Bergamo, il 25 novembre 1881, primo figlio maschio di Marianna Mazzola e di Giovanni Battista Roncalli. Il 10 agosto 1904 fu ordinato sacerdote nella chiesa di S. Maria di Monte Santo. Nel 1925, con la nomina a Visitatore Apostolico in Bulgaria, iniziò il periodo diplomatico a servizio della Santa Sede, che si prolungò fino al 1952. Dopo l’ordinazione episcopale avvenuta a Roma il 19 marzo 1925, partì per la Bulgaria. Le sue doti umane lo imposero alla stima dell’ambiente diplomatico e politico turco, greco e parigino, dove instaurò rapporti di cordiale amicizia con alcuni massimi esponenti dei rispettivi governi. Coerentemente al suo stile di obbedienza, accettò prontamente la proposta di trasferimento alla sede di Venezia ove giunse il 5 marzo 1953, fresco della nomina cardinalizia decisa nell’ultimo Concistoro di Pio XII. Eletto papa il 28 ottobre 1958, Giovanni XXIII rivelò uno stile che rifletteva la sua personalità umana e sacerdotale maturata attraverso una significativa serie di esperienze. Il più grande contributo di Giovanni XXIII è rappresentato senza dubbio dal Concilio Vaticano II, il cui annuncio fu dato nella basilica di S. Paolo il 25 aprile 1959. Si trattava di una decisione personale, presa dal Papa dopo consultazioni private con alcuni intimi e con il Segretario di Stato, il Cardinale Tardini. Il Papa non volle definire nuove verità, bensì riesporre la dottrina tradizionale in modo più adatto alla sensibilità moderna. Giovanni XXIII invitava a privilegiare la misericordia e il dialogo con il mondo piuttosto che la condanna e la contrapposizione in una rinnovata consapevolezza della missione ecclesiale che abbracciava tutti gli uomini. In tal senso, il Concilio ecumenico Vaticano II fu “l’inizio di un inizio” che Paolo VI e Giovanni Paolo II cercarono di portare avanti con grande zelo.
2. Un uomo venuto da molto lontano
Karol Józef Wojtyła, eletto papa il 16 ottobre 1978, nacque a Wadowice, città a 50 km da Cracovia, il 18 maggio 1920. Era il secondo dei due figli di Karol Wojtyła e di Emilia Kaczorowska, che morì nel 1929. Nel 1938 si iscrisse all’Università Jagellónica di Cracovia. Quando le forze di occupazione naziste chiusero l’Università nel 1939, il giovane Karol lavorò (1940-1944) in una cava e, in seguito, nella fabbrica chimica Solvay per potersi guadagnare da vivere ed evitare la deportazione in Germania. A partire dal 1942, sentendosi chiamato al sacerdozio, frequentò i corsi di formazione del seminario maggiore clandestino di Cracovia, diretto dall’Arcivescovo di Cracovia, il Cardinale Adam Stefan Sapieha. Nel contempo, fu uno dei promotori del Teatro Rapsodico, anch’esso clandestino. Dopo la guerra, continuò i suoi studi nel seminario maggiore di Cracovia, nuovamente aperto, e nella Facoltà di Teologia dell’Università Jagellónica, fino alla sua ordinazione sacerdotale a Cracovia il 1 novembre 1946. Il 13 gennaio 1964 fu nominato Arcivescovo di Cracovia da Paolo VI che lo creò Cardinale il 26 giugno 1967. Partecipò al Concilio Vaticano II (1962-1965) con un contributo importante nell’elaborazione della costituzione Gaudium et spes.
3. Il “papa buono”
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno segnato profondamente il Novecento: sono due veri e propri giganti del nostro tempo. Nell’immaginario collettivo, Giovanni XXIII è famoso per la sua dolcezza – è il “papa buono” –, per il suo impegno per la pace e soprattutto per il discorso alla luna tenuto la sera dell’11 ottobre 1962 al termine della giornata di apertura del Concilio Vaticano II, durante il quale si presentò ai fedeli come un semplice fratello. In un certo senso, resta un prete di campagna, un papa abituato alla vita rurale, alle cose semplici, alle passeggiate in collina. Fu piccolo di statura, tarchiato nel corpo. Eppure, durante i suoi viaggi diplomatici dimostrò di saper pensare alla grande e di andare oltre una visione provinciale o locale della stessa Chiesa e del modo di essere cristiani. S’impose non con l’autorevolezza della sua persona, bensì con la semplicità dei suoi sguardi.
4. Il grande comunicatore
Di Giovanni Paolo II, invece, ricordiamo volentieri i suoi numerosi viaggi apostolici, gli incontri mondiali della gioventù, la grande festa del Giubileo, l’attenzione al dialogo interreligioso, la sua devozione mariana, l’impegno per il dialogo con il mondo, la promozione dello “spirito di Assisi”, le sue tante energie profuse per la fine delle ideologie e delle dittature soprattutto nell’Europa dell’Est e nell’America Latina. Non passarono inosservati il suo amore per l’alpinismo e lo sport, come pure la passione per il teatro. S’imponeva con il suo sguardo magnetico e il calore dei suoi abbracci e l’imponenza del corpo: sapeva stare tra la gente e trasmettere calore ed emozioni. Abbracciava tutti, vincendo timidezza e resistenze, paure e inibizioni. Da papa scosse le coscienze con il suo famoso discorso (vero e proprio anatema) pronunciato nella Valle dei Templi ad Agrigento contro i boss mafiosi (era il 9 maggio del 2013). I suoi gesti di pace, di perdono, di dialogo, furono molto profetici, e gli valsero il titolo di grande comunicatore.
5. Due cuori inquieti
Entrambi, tuttavia, furono profeti del dialogo (ecumenico e interreligioso) e innamorati del mondo, rivolti cioè verso le attese dell’umanità e portatori di quella gioia che contagia e che è solo del Vangelo vivo. Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono stati uomini estroversi e inquieti, così come è nella logica dello Spirito che suscita sempre grandi profeti e pastori in mezzo a noi. Questi due presuli hanno segnato nuove geografie dello spirito i cui confini vanno ben oltre il Bergamasco e il territorio polacco. Sono, infatti, due testimoni e figli dell’Europa che hanno scavalcato i confini del vecchio continente entrando nel cuore di miliardi di persone, di quanti, credenti e non, riconoscono in essi una luce speciale, Gesù Cristo.
P. Edoardo Scognamiglio
Docente di Teologia presso la PFTIM di Napoli
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