Mi piace questo papa!

 Mi piace questo papa!

«Alcuni non sapevano perché il Vescovo di Roma ha voluto chiamarsi Francesco…
Nell’elezione, io avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale Claudio Hummes: un grande amico, un grande amico! Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi.
Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. E’ per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato; in questo momento anche noi abbiamo con il creato una relazione non tanto buona, no? E’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!» (Papa Francesco, Discorso ai rappresentanti dei media [16-3-2013]).
Con questo papa ne vedremo delle belle! È da diversi giorni che vado ripetendo quest’espressione. Papa Francesco è sopra le righe, fuori da ogni protocollo e controllo. Non si lascia intimidire da alcuna etichetta: ama stare in mezzo alla gente, sentire l’affetto dei fedeli, condividere le gioie e le speranze dei pellegrini, donare conforto e fiducia a chi è solo e abbandonato. Ha chiesto ai suoi connazionali di non venire a Roma e di donare ai poveri le spese del viaggio: è un atto di carità dovuto nel momento in cui ha scelto di stare con i poveri e di volere una Chiesa povera. Questo papa è proprio francescano: chiede il permesso per entrare nei suoi appartamenti e rinuncia all’anello d’oro. Non fa grandi discorsi, non perché non sia sapiente o dotto. No! Vuole arrivare al cuore della gente e non cede al pessimismo; forse è solo stanco come la maggior parte dei cattolici di avere a che fare con una Chiesa impomatata, aulica nelle espressioni, scenica nelle cerimonie, antiquata in certe celebrazioni. Le sue omelie sono brevi, stringate, decisamente corte: non come quelle noiose di certi alti prelati che non fanno il minimo sforzo per migliorare la loro comunicazione e che confondono il pulpito con una cattedra. Forse i 200 anni di arretratezza di cui parlava il compianto cardinale Carlo Maria Martini sono quasi tutti superati o almeno ridotti della metà.Mi piace questo papa: semplice nei discorsi, affabile, un po’ impacciato nei movimenti, a volte dinoccolato. Non gli appartiene in alcun modo l’ars celebrandi. È, si, statuario, sicuro di sé, simpatico e convincente, ma per niente diplomatico e dialettico. Mi piace il suo pensare ad alta voce, il condividere speranze e attese, gioie e paure della gente, di noi comuni mortali. I suoi gesti hanno delle conseguenze: d’ora in poi vedremo vescovi e cardinali girare per Roma solo con crocifissi di latta o in legno! Condivido l’idea di uscire dalle righe, di superare le barriere in piazza San Pietro e di avvicinarsi alla gente, non curante dei ruoli e della stessa autorità pontificia: sembra non amare le scarpe rosse! Con questo papa finisce una Chiesa eurocentrica e finalmente si entra nell’era della Chiesa mondiale che dà voce e spazio al Sud del mondo! Non vorrei essere nei panni degli addetti alla sicurezza, di quell’intelligence che deve garantire l’incolumità del Santo Padre e dei suoi minimi spostamenti. Papa Francesco è un uomo semplice, gioioso, fraterno, un vero francescano. Lo sento pieno di Spirito Santo: radicato nel Vangelo, nella gioia di essere in Cristo una creatura nuova, proprio come san Francesco! Ha fatto sorridere molti quando, nel parlare della misericordia di Dio, durante, l’Angelus del 17 marzo, ha citato un libro recente del cardinale Walter Kasper: subito si è scusato dicendo che non voleva fargli pubblicità. Non mi dispiacerebbe né mi sorprenderebbe se chiedesse a papa Ratzinger di scrivergli la prossima enciclica. Ne avrebbe veramente il coraggio! È così papa Francesco: non curante dei ruoli. Mi pare più un parroco che un papa: vuole stare tra i giovani, vicino agli ultimi, sensibile anche a quei preti che danno la vita per il
Vangelo e si prendono cura per gli ultimi. Si è fatto amico tutti i giornalisti: perché non ha nulla da nascondere! Non ama i pizzi e i merletti e non sa di sacrestia. Fa sorridere il suo modo un po’ goffo con il quale ha accolto la presidente dell’Argentina Cristina Krichner: l’ha baciata sulla guancia creando un po’ d’imbarazzo nello stesso capo di Stato e negli ospiti convenuti. Ma è stato un modo anche per sciogliere il ghiaccio e riprendere un dialogo più sincero e fraterno. A volte, lo dico con affetto e tanta stima, papa Francesco sembra uscito da un film di Woody Allen: irrefrenabile e rapido non si lascia prendere da nessuno, né trattenere dalle circostanze. È in continuo movimento: riuscirà a stare seduto dietro a una scrivania?

Noi speriamo che dopo i primi auspici – i segni di povertà, di ritorno all’essenziale, di amore per il Vangelo, per la Chiesa locale, per il popolo di Dio, come anche il grande rispetto per i non credenti e la sensibilità mostrata per chi ha bisogno di sentirsi amato e perdonato da Dio –, papa Francesco metta mano seriamente alla riforma della Curia e dia un contributo permanente per l’unità dei cristiani, per il dialogo interreligioso, per l’attuazione fino in fondo del
Concilio ecumenico Vaticano II che attende ancora di essere recepito sia per il ruolo dei laici nella Chiesa sia per la stessa riforma liturgica e l’impegno per la nuova evangelizzazione. Auguri papa Francesco!

 

Edoardo Scognamiglio


 













 

Edoardo Scognamiglio


 




















 

 









 

 









 

 










 










 










 















 








 


 

 
























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