A. Sfeir,
Breve storia dell’islam a uso di tutti,
Collana Hiwâr-Dialogo 8, Messaggero,
Padova 2012, pp. 254, euro 20.
«Gli strumenti
della conoscenza e del sapere basteranno a creare i ponti necessari al dialogo
tra le culture? Certuni vorrebbero che ci fosse uno scontro tra civiltà!
Tuttavia, a quale civiltà appartengono i francesi nati dall’immigrazione
magrebina o africana o di qualunque altra parte del pianeta? I flussi migratori
ai quali abbiamo assistito negli ultimi trent’anni mostrano fino a che punto la
mobilità umana abbia portato a crogioli incessanti di razze. Nella vecchia
Europa o nel Nuovo Mondo, l’immigrazione è diventata una posta in gioco
fondamentale della società […]. L’identità del musulmano non lega più le
proprie radici alla sola civiltà islamica, indipendentemente dal fatto che
questa sia medievale, ottomana o colonizzata, ma via aggiunge anche la scelta
di essere francese, europeo o nordamericano. Lo scontro tra le civiltà tanto
caro ad alcuni si allontana, ma saremmo folli se ignorassimo lo scontro tra
culture; questo avviene già nel paese che accoglie popoli diversi ma anche tra
coloro che hanno fatto della loro religione l’unica base identitaria […]. I
ponti tra le civiltà sono diventati indispensabili» (pp. 241-242).
L’autore di
questa breve introduzione all’islam, Antoine Sfeir, è giornalista di fama
internazionale e apprezzato docente del Centro Studi e riflessioni sul
Vicino-Oriente. Egli è pure direttore di Cahiers
de l’Orient e collabora regolarmente con varie testate ed è consulente di
emittenti radiofoniche e televisive. Ha pubblicato diverse opere scientifiche
dedicate allo studio della dottrina e della cultura islamica, ponendo
attenzione al tema dell’inculturazione e della democrazia all’interno dello
stesso mondo islamico.
Il presente
saggio si compone di piccoli ma densi diciotto capitoli: nei primi undici sono
sviluppati i tempi più importanti e tradizionali dell’islam (L’Arabia prima di Maometto, La rivelazione islamica, Le pratiche dell’islam, Il Corano, Le scuole giuridiche, I primi
quattro califfi o la fondazione della religione, L’espansione dell’islam, L’impero
abbaside, Lo sciismo, L’impero ottomano, L’islamismo), mentre gli altri sette provano ad analizzare le forme
dell’islam nel tempo e soprattutto nel mondo, trattando anche temi particolari
(La violenza religiosa, L’islam oggi nel mondo, Le guerre dell’islam, L’islam in Francia, L’islam è integrabile nella repubblica o nella democrazia?, L’islam in Europa, Una via per il futuro: il sufismo). Il libro si avvale, oltre che
dell’introduzione e della conclusione, di un utile glossario, di un indice dei
riquadri e delle cartine.
Il capitolo
sedicesimo si apre con una domanda: L’islam
è integrabile nella repubblica o nella democrazia? (cf. pp. 201-208). Se
islam e Corano presi alla lettera non sembrano integrabili nella repubblica, i
musulmani lo sono totalmente. «È la stessa situazione della Chiesa cattolica
del XIX secolo, che sembrava estranea alla repubblica, mentre i cristiani vi si
erano integrati e partecipavano alle lotte sociali […]. Una delle ragioni del
timore suscitato dall’islam è dovuto alle manifestazioni che assomigliano a
sommosse o ribellioni, come quelle di fine ottobre e inizio novembre del 2005.
Se si analizza quanto è avvenuto, le sommosse cosiddette delle banlieues in Francia hanno mostrato la
volontà dei giovani di diventare completamente cittadini francesi: francesi
come gli altri» (pp. 202-203).
Nel capitolo
diciassettesimo si traccia in modo sintetico ma efficace la presenza dell’islam
in Europa. È proprio qui che se ne riconoscono i mille e straordinari volti.
Infatti, si parla di un islam integrato in Belgio, di un islam a tratti turco
in Danimarca, in un islam marginale in Grecia, di un islam clandestino e
variegato in Italia, di un islam liberale in Svezia, di un islam neutrale in
Svizzera e inesistente o inefficace in Portogallo, e di uno spirito comunitario
dell’islam in Gran Bretagna.
L’autore di
questo saggio non crede in un dialogo tra religioni – e particolarmente con
l’islam – che possa avere come traiettoria il tema della verità: «Non ci
illudiamo: in nessun caso questo dialogo può essere religioso. Ognuna delle
religioni rivelate crede fermamente e profondamente di possedere “la verità”.
Noi non possiamo compiacerci intellettualmente, sostenendo di partecipare a un
dialogo interreligioso e saremmo molto più efficaci istituendo un dialogo
interculturale. Infatti, le religioni, avvicinandosi all’aspetto visibile della
loro “verità” possono essere e spesso sono micidiali, invece, la fede non lo è
mai. Ecco l’unica pretesa di questa Breve
storia dell’islam a uso di tutti: dare proprio a tutti le nozioni
fondamentali dell’islam le quali, grazie alla conoscenza, possono spingerli a
trovare piacere nell’andare verso l’altro. In una parola, essere un ponte» (p.
9).
Con questo
brillante saggio, la collana Dialogo
della Messaggero si arricchisce di un nuovo e prezioso contributo per la
conoscenza del mondo islamico in quanto favorisce quell’approfondimento
culturale, sociale e politico di una religione che è indispensabile per un
dialogo sereno e concreto tre fedeli di religioni differenti. La semplicità del
linguaggio e l’immediatezza dei dati raccolti dall’autore, esperto
comunicatore, rende il saggio accessibile a un vasto pubblico [Boutros Naaman].
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